Ecco la «classe dirigente» di Sammartino e Sudano Italia viva scalda i motori e si presenta al Comune

«Sono amici di Valeria e Luca», aveva detto nei giorni scorsi a MeridioNews Nicola D’Agostino, capogruppo all’Ars di Italia viva. E in effetti stamattina, nella sala Coppola di Palazzo degli elefanti, l’area che si respirava era quella di una rimpatriata. «Ma noi non ci siamo mai persi», rispondono a tono i presenti. Tra consiglieri comunali, di municipio ed ex negli stessi ruoli, nella stanza rimangono solo posti in piedi. L’occasione è quanto mai lieta: la presentazione del gruppo consiliare dei renziani al Consiglio comunale di Catania. Catania 2.0 cambia nome e sposa le insegne sotto cui già si sono spostati i suoi due leader: Luca Sammartino, deputato regionale, e Valeria Sudano, senatrice della Repubblica.

La compagine è numerosa. Praticamente un’armata. Ci sono Sammartino e Sudano, ovviamente. C’è Puccio La Rosa, neonominato coordinatore dei renziani a Catania. Ci sono i consiglieri comunali Peppe Gelsomino, Francesca RicottaMario Tomasello. C’è Lorenzo Leone, fino alle scorse amministrative presidente della circoscrizione di Librino e protagonista dell’exploit democratico del quartiere satellite, quando ancora la scissione non si era consumata e la bandiera era quella del Pd. E poi ci sono gli ex: Giuseppe Musumeci, Giuseppe Catalano, Vincenzo Parisi, Rosario Gelsomino (padre di Giuseppe), Erika Marco. A cui si aggiungono uno stuolo (dodici) consiglieri di municipio. Tutti «amici di Valeria e Luca», appunto. Nessuno dei volti noti dell’area ormai ex Sicilia futura.

Sono loro due, del resto, le star della mattinata. A parlare comincia lei. Scegliendo di dedicare, nel giorno del ricordo delle Foibe, «Benito Paolone, che ci ha insegnato che la politica deve essere come il rugby: ci si sfida, ma poi ci si stringe la mano nel terzo tempo». Una strizzata d’occhio a La Rosa, da qualche anno transitato nel centrosinistra dopo un passato da convinto appartenente ad Alleanza nazionale. «Ho fatto la consigliera comunale e so quanto è difficile», continua Sudano, prima di passare all’attacco frontale contro l’amministrazione di Salvo Pogliese. Ce l’ha con il piano regolatore generale che non si fa, «per continuare a fare centinaia di varianti», con il regolamento dei dehors che manca, con i chioschi che spuntano come funghi senza che sia possibile regolamentarli. Entra nel dettaglio, parla di amministrazione, ricorda il suo passato in aula consiliare. Sudano, da Roma, sembra guardare Palazzo degli elefanti con attenzione particolare. Chissà se rispolverando la suggestione di una candidatura a sindaca. 

«E che fine hanno fatto i fondi del Patto per Catania? Io spero che vengano usati, anche se in silenzio. Forse per non dovere dire che li ha dati Matteo Renzi», prosegue. E rilancia: «Bisogna rimettere in piedi la città e l’economia. Non serve dare il reddito di cittadinanza, bisogna dare lavoro di cittadinanza». Stoccata, questa, forse rivolta alla conferenza stampa del Movimento 5 stelle, conclusasi subito prima di quella di Italia viva, nella stessa aula. Dopo lei, tocca a lui. Luca Sammartino sta un passo indietro per tutto il tempo. Poi, tra gli applausi scroscianti, si fa annunciare da Puccio La Rosa. «Quest’uomo, in silenzio, ha riformato la formazione in Sicilia – lo esalta l’ex presidente dell’Amt – Eppure ci si ostina a volere parlare di altro».

Altro cioè l’inchiesta giudiziaria, di cui però non vuole parlare. Quella per cui Sammartino è indagato per corruzione elettorale assieme ad altre dodici persone (incluso Musumeci, seduto in quarta fila). «Mi domando – dice mister 32mila preferenze alle Regionali 2017 – perché questa città non s’indigna più di fronte agli scandali, alle risorse che non si spendono, alle occasioni mancate». Parla della «società civile» che ha la «responsabilità grande di non raccontare ciò che la politica mette in campo». Ora che c’è Italia viva in Consiglio, però, «ci sarà una sentinella dell’ascolto. Si aprirà una fase nuova in cui mi auguro che questa città possa alzare la testa», con una nuova «classe dirigente». Quella presente in sala.

Luisa Santangelo

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