Le società del gruppo Tecnis, il colosso catanese delle costruzioni, sono state acquistate dal gruppo campano D’Agostino costruzioni. L’ufficialità è arrivata ieri a conclusione dell’incontro che si è tenuto a Roma tra le società e i rappresentanti sindacali nazionali e locali di Filca Cisl, Fillea Cgil e Fenea Uil. Il via libera alla vendita era arrivato, lo scorso 28 giugno, dal ministero dello Sviluppo economico che ha seguito l’intera vicenda da quando Tecnis è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Tra le società cedute ci sono anche le consortili San Marco scarl e Metro Catania 2013 scarl che stanno realizzando, rispettivamente, l’ospedale di San Marco nel quartiere Librino di Catania e la stazione della metropolitana Cibali.
Si chiude una lunga vicenda che, per anni, ha tenuto sul filo del rasoio centinaia di lavoratori e che ha provocato forti ritardi nella realizzazione delle opere con i cantieri bloccati per la mancanza di fondi per comprare i materiali. Adesso, forse, si potrà fare un respiro di sollievo. Per essere più sicuri, bisogna aspettare il prossimo 30 luglio: data entro la quale dovrà essere stipulato il contratto di cessione dei compendi aziendali. «I rappresentanti della cessionaria (D’Agostino costruzioni, ndr) hanno confermato che verrà mantenuta la sede su Catania – si legge nel verbale di consultazione e accordo – Relativamente al mantenimento dei livelli occupazionali, hanno indicato in 148 il numero dei rapporti di lavoro che, sulla base delle attuali esigenze, verranno trasferiti con le tempistiche illustrate».
Dei posti salvaguardati, 144 saranno contratti a tempo indeterminato e quattro a tempo determinato. Un risultato positivo considerato che il numero complessivo di lavoratori per tutte le commesse del gruppo a livello nazionale – è di 149. L’unica lavoratrice non ricompresa nella cessione è un’addetta alle pulizie degli uffici di Roma di Tecnis ora dismessi. «I rapporti di lavoro saranno trasferiti e proseguiranno senza soluzione di continuità», è scritto nell’accordo tra le parti. Anche sulle tempistiche il quadro sembra chiaro: per 97 lavoratori il trasferimento alle dipendenze della D’Agostino costruzioni sarà immediato, per i 25 addetti alla commessa San Marco, invece, avverrà non appena saranno finiti i lavori (prevedibilmente entro il prossimo 31 dicembre). Nell’accordo non manca un appunto che suona un po’ più dolente: «Per garantire l’economicità e la continuità delle attività e delle commesse, è necessario attuare un contenimento dei costi diretti e indiretti, anche in termini di livelli retributivi».
Già lo scorso febbraio, Tecnis aveva compiuto un primo passo verso la cessione con l’aggiudicazione provvisoria al gruppo milanese Pessina costruzioni. L’aggiudicazione era poi saltata a causa «del mancato avveramento di una condizione posta all’offerta vincolante», come aveva comunicato il commissario straordinario Saverio Ruperto. Secondo fonti sindacali, alla base del mancato accordo ci sarebbe stata una richiesta di Pessina: che le aziende con cui Tecnis lavora in vari appalti in consorzio dessero disponibilità a vendere le proprie quote. Cosa che adesso, invece, si sarebbe concretizzata.
L’azienda colosso delle costruzioni degli imprenditori Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice era finita sotto sequestro circa tre anni fa. Le indagini della procura di Catania avevano immaginato «l’asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa nostra, alla quale sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici». I pm aggiunsero che la dimensione degli appalti gestiti da Tecnis aveva risvegliato gli interessi illeciti delle famiglie mafiose di Catania, Palermo e Messina.
A marzo del 2017 su richiesta della procura, il tribunale per le misure di prevenzione di Catania restituì l’azienda a Costanzo e Bosco, perché era «venuta meno la pericolosità delle aziende». Dopo il dissequestro, Tecnis venne ammessa all’amministrazione straordinaria. Un provvedimento dovuto al fatto che, poco prima delle vicende giudiziarie, era stato ritirato il piano di ristrutturazione del debito e, nel febbraio 2016, il cda dell’azienda aveva dichiarato l’intenzione di vendere. In quel periodo, si parlò di passivi per oltre cento milioni di euro. Secondo Il sole 24 ore, Tecnis nonostante un «fatturato di oltre 300 milioni di euro nel 2013 e 2014, con oltre 800 dipendenti, è andata in difficoltà dal 2015, con ricavi ridotti a 198 milioni e perdite nette per 12 milioni».
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