Raggiunta la massima importanza con la nascita di MTV nei primi anni ’80 (Video killed the radio star fu il primo videoclip trasmesso da MTV, nell’81, ndr), i videoclip da tempo si sono spostati definitivamente su YouTube. Pertanto, grazie ai social e a nuove necessità di mercato, è diventato il vettore principale, ancor più dell’album in sé. Si punta più sui singoli e si prende maggior tempo prima della pubblicazione dell’intero album.
In questi giorni, come il brano di cui è a supporto, il podio dei videoclip italiani è stabilmente occupato da Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino, frutto del lavoro del collettivo catanese Ground’s Orange e del suo deus ex machina Salvo Zavvo Nicolosi.
Zavvo, mentre io e te stiamo chiacchierando, il videoclip di Musica leggerissima sta per toccare i 17 milioni di visualizzazioni su Youtube. I Maneskin, vincitori di Sanremo, sotto gli 11 milioni. Cos’hai da dire a tua discolpa?
«È una cosa che nessuno poteva immaginare. Non so come, ma i ragazzi (Colapesce e Dimartino, ndr) sono riusciti ad interpretare questo sentimento diffuso di leggerezza. La canzone richiama tante cose, dalla tradizione italiana e non, ma il testo è pesante, è legato a tutte le problematiche attuali, alla depressione. C’è chi ha fatto il paragone con Vamos a la playa dei Righeira, una canzone super pop che però parlava della bomba atomica, del nucleare».
Avete realizzato videoclip per Gazzelle, Zen Circus, Baustelle, oltre a precedenti singoli di Colapesce e Dimartino. Quando stavate girando Musica leggerissima ti è mai passato per la testa che avrebbe segnato un punto di svolta?
«Solo perché il brano andava a Sanremo. Immaginavamo avesse un’esposizione maggiore del solito, essendo il festival la più grande cassa di risonanza in Italia, ma nessuno si aspettava l’esplosione al di là di Sanremo. Quando cammino per strada sento persone canticchiarla».
Dopo la pubblicazione del videoclip vi sono giunte nuove richieste da artisti noti?
«Stranamente no, non ancora. Abbiamo alcuni lavori in programma, ma già presi precedentemente. Sono arrivate tantissime proposte, ma di nessuno particolarmente noto».
Vi è mai capitato di rifiutare un lavoro per un artista conosciuto?
«Sì, anche molto conosciuti. Non posso far nomi perché parliamo di personaggi veramente famosi, ma non erano nelle nostre corde, generi troppo lontani dal nostro. Una scelta presa anche per una questione di correttezza nei confronti delle persone con cui lavoriamo».
Nei tuoi (vostri) videoclip ricorre spesso una molteplicità di citazioni. A cosa ti ispiri principalmente?
«Non abbiamo limiti. Siamo un gruppo di persone nate con la tv degli anni Ottanta, dai programmi televisivi ai film. Il nostro spirito è quindi vicino a certe cose, forse un po’ spensierato, che non si pone grossi problemi di essere sarcastico o pesante».
Qualche indizio sul prossimo lavoro in programma, che immagino debba restare anonimo?
«Non è ancora del tutto definito, ma si tratta di un artista milanese molto moderno e bravissimo, che solitamente fa il produttore, ma ha di recente realizzato un album con varie collaborazioni».
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