Eccellenza, Licata si sveglia campione regionale Sacrifici dei tifosi e orgoglio dei calciatori licatesi

Il caffè stamattina a Licata ha un sapore diverso: sa di passato e riscatto. Si presenta come un piatto di Pino Cuttaia: inedito, ma ripescato dal cassetto dei ricordi più belli, quelli della serie B, di Zeman in panchina e dei goal di Baggio al Liotta.

Ieri il Licata Calcio ha vinto la Coppa Italia di Eccellenza, e oggi il risveglio profuma un po’ più di promozione in D. Certo, il cammino è ancora lungo e impervio: passa, innanzitutto, dalla strada per Canicattì. Domenica prossima gli uomini di Campanella, in attesa della riapertura del viadotto Petrulla (crollato nel 2014), dovranno percorrere le curve della statale 123, e all’arrivo dovranno fare di tutto per rimanere primi in classifica. Se il ritorno da Troina, dove ieri i licatesi hanno battuto ai supplementari l’ottimo Sant’Agata, è stato tortuoso ma felice, per il prossimo appuntamento di coppa, contro il Locri, per le aquile sarà necessario prendere di petto il vento dello Stretto.

«Che è successo ieri?». «Ha vinto il Licata, signora». «Ah, tutte ste trumme e trummette questo erano?». Oggi nella città del mare il sole è timido e opaco, ma l’aria che si respira porta con sé una sensazione come di sollievo misto ad allegria: in fin dei conti, basta poco per diventare ottimisti. Con la vittoria di ieri, molti cittadini hanno dimenticato per un attimo gli ultimi due anni, vissuti tra demolizioni, spopolamento, commissariamento, crisi dei rifiuti, chiusura del palazzetto dello sport ed inagibilità del teatro comunale. Da una parte c’è chi commenta: «Qui ci si mobilita solo per cose effimere come il calcio»; dall’altra c’è chi sostiene che la rinascita della città passa anche attraverso lo sport. La verità sta nel mezzo, come sempre. E in questa zona franca si trovano le emozioni di chi ieri la partita l’ha giocata.

Peppe Pira, già capitano della squadra, ieri si è ritrovato schierato al centro della difesa a causa di un’infermeria gialloblù piena di titolari. «Il mister mi ha chiamato in causa e io mi sono fatto trovare pronto per questa maglia, che per me è una seconda pelle. Vincere da licatese è una sensazione unica, alla fine ho pianto di gioia. Dedico la vittoria a Nicola Cefali». Giacomo Favero è da qualche mese tornato tra le fila licatesi. «Arrivare in finale non è stato semplice: a Mazara, per il ritorno della semifinale, ci davano già per morti, ma noi abbiamo ribaltato il pronostico mettendo in campo carattere, unghia e denti. E con lo stesso sudore abbiamo vinto ieri. Licata è una piazza affamata e adesso siamo concentrati sulla gara di domenica a Canicattì: ogni partita, per noi, è una finale».

Il goal decisivo, ieri, l’ha firmato Giovanni Taormina, che commenta così: «Adesso che il primo obiettivo è stato raggiunto, dobbiamo proseguire su questa linea e fare bene in campionato. Segnare ai supplementari è una sensazione indescrivibile, dedico il goal al pubblico, ai compagni e alla famiglia». Per Alessandro Cappello, licatese classe ’98, quello di ieri era il primo match importante giocato con il Licata. Appena uscito da scuola, afferma: «Vincere è sempre bello, ma lottare e conquistare un trofeo indossando i colori della mia città è stato un onore. Oggi professori e compagni mi hanno fatto i complimenti, e io sono orgoglioso ma non mi accontento».

Ieri, sugli spalti di Troina c’erano tutti: universitari e lavoratori fuori sede, professionisti, commercianti e imprenditori, operai licatesi. Saro, studente dell’ateneo di Messina, ha viaggiato «due ore e mezza tra montagne, Etna e vacche», ma poi ha gioito «come se fosse il 5 maggio» (festa di Sant’Angelo, patrono di Licata). «Loro erano tanti e in forma, ma noi abbiamo fatto due eurogol», commenta Filippo, commerciante licatese.

Una benedizione arriva anche da Peppe Accardi, difensore del Licata nella stagione 88/89 ed oggi procuratore: «Questa vittoria dimostra che si sta lavorando bene e si stanno creando i presupposti per una grande squadra. Ai ragazzi dico: ricordate sempre che il Licata ha una storia importante; che avete addosso colori che hanno raggiunto la serie B attraverso l’impegno di giovani eccezionali. Se ci credete e lavorate duro, otterrete grandi risultati. Intanto, complimenti».

Gino Pira

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