Luigi Ronsisvalle, vicesegretario nazionale e responsabile del Dipartimento sindacale della Fnsi, è stato chiaro a Catania: «La professione è cambiata, ma noi abbiamo continuato a comportarci come prima. Il sindacato di oggi deve attrezzarsi per risolvere e modificare non solo le regole ma anche le condizioni lavorative della categoria». E così è stato; il 16 gennaio si è svolta la seconda giornata dell’assemblea organizzata dall’Assostampa Sicilia e dalla Fnsi che ha visto la nascita della prima Consulta dei free lance. Conoscere il proprio mondo e capire quali difficoltà gli appartenenti a questa realtà incontrano ogni giorno, è fondamentale per poter agire e migliorare una situazione che ormai sembra allo sbando. I dati dell’Inpgi parlano chiaro: su 1.256 giornalisti che svolgono la professione in modo autonomo in Sicilia, soltanto 474 hanno un contratto di collaborazione coordinata e continuativa.
La tappa palermitana è stata la meta di un percorso che ha portato alla costituzione della Consulta dei free lance, nell’ambito della segreteria provinciale dell’Assostampa di Palermo, composta da Nando Calaciura, Alessia Cannizzaro, Riccardo Lupo, Salvo Ricco e Alma Torretta. La proposta, presentata a Catania, è diventata realtà nell’arco di ventiquattr’ore per poter garantire maggiore protezione e sostegno ai giornalisti che vivono soltanto grazie alla vendita dei singoli articoli, i quali non hanno un contratto con un editore che li possa sostenere. Un mondo precario (si parla di un guadagno annuo inferiore ai 5mila euro) che deve avere una base di appoggio nel sindacato che fino ad oggi non c’era. Bisogna garantire pari dignità, ha detto Luigi Ronsisvalle. «I lavoratori autonomi – continua il vicesegretario nazionale e responsabile del Dipartimento sindacale della Fnsi – sono dei giornalisti che non devono essere snobbati dai colleghi che hanno un contratto a tempo determinato».
«Con centinaia di aziende editoriali in crisi e oltre 700 colleghi collocati in prepensionamento perché ritenuti esuberi strutturali non c’è più spazio per iniziative anche di livello universitario che, pur garantendo l’accesso alla professione, non possono offrire e tanto meno garantire alcuno sbocco occupazionale», ha affermato il vicesegretario del Dipartimento sindacale a Palermo. Si è ribadito il concetto che l’Ordine deve vigilare maggiormente per quanto riguarda l’accesso all’albo, perché non si è più in grado di assorbire nel mondo del lavoro cifre così elevate di iscritti. Altro problema è la totale ignoranza delle regole che stanno alla base del giornalismo per non parlare della deontologia professionale. Non bisogna dimenticarsi inoltre che in Sicilia ci sono soltanto tre grandi quotidiani e il numero dei giornalisti pubblicisti raggiunge la soglia dei 4500.
«Queste due giornate – ha concluso il segretario regionale dell’Assostampa Sicilia Alberto Cicero – devono costituire un punto di svolta nell’approccio del sindacato verso i problemi dei colleghi e nella considerazione stessa che la categoria deve avere di sé, delle prospettive di lavoro, delle regole deontologiche e delle capacità di seguire i mutamenti che avvengono nel settore».
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