Sgombero Experia: il caso è riaperto

Sul tavolo del procuratore capo Vincenzo D’Agata c’è la stampata di un articolo di Step1: quello che ha rivelato l’iscrizione a modello 45 – ossia tra i fatti che non costituiscono reato – della denuncia sulle violenze commesse da alcuni agenti di polizia durante lo sgombero dell’Experia. Ma dal procuratore non arriva nessuna smentita a quest’articolo. Al contrario: arriva una clamorosa novità. Dal modello 45 il fascicolo è stato trasferito al modello 44. Una differenza di un solo numero che capovolge, però, l’inquadramento giuridico della denuncia: non si parla più di fatti che non costituiscono reato, bensì di “lesione aggravata in concorso, allo stato a carico di ignoti”. Il caso, a questo punto, sembra proprio riaperto.
 
L’iscrizione a modello 45 – una scelta difficile da spiegare, in presenza di testimonianze e documentazioni video della violenza – risaliva alla fine dello scorso novembre. Ma l’avvocato dei denuncianti, Goffredo D’Antona, l’aveva resa nota solo a gennaio. Circa il trasferimento del fascicolo a modello 44, invece, il procuratore non fornisce una data precisa: ma siamo, senza dubbio, nel gennaio 2010. Il fascicolo è stato ripescato dal limbo nei primissimi giorni del mese e la notizia è trapelata soltanto venerdì? O tutto è avvenuto proprio in questi ultimi giorni, dopo la pubblicazione dell’articolo di Step1?
 
In ogni caso, il dott. D’Agata ci conferma che – come appunto avevamo scritto – dapprima «il fascicolo è stato iscritto al modello 45». E motiva tale scelta iniziale con «la contraddittorietà delle notizie inizialmente pervenute rispettivamente dai diversi fronti della vicenda».
 
Poi, come si è detto, il trasferimento degli atti a un altro registro. Il periodo intercorso (un mese e mezzo, o poco meno) può spiegarsi con i tempi tecnici volti alla valutazione del caso. «Dopo le prime indagini è stato operato uno stralcio relativo alla denuncia – spiega D’Agata – e il fascicolo è stato iscritto a modello 44 visti gli articoli 110, 61 n° 11, 582 e 585 del codice penale». Abuso di autorità, lesioni personali e circostanze aggravanti per cui il fatto è stato compiuto con strumenti atti ad offendere: sono tutti aspetti rilevati nella denuncia. Al momento l’accusa è a carico di ignoti. «Sono ancora in corso le indagini per l’individuazione del o dei responsabili», precisa infatti il procuratore.
 
Un’altra novità riguarda i magistrati ai quali è stato assegnato il caso. Dapprima l’inchiesta era seguita dal dott. Enzo Serpotta, lo stesso che si è occupato delle indagini che hanno portato al sequestro del CPO. «Pervenutemi alcune lamentele – spiega D’Agata –, allo scopo di spersonalizzare l’indagine, ho ritenuto opportuno che della stessa si occupasse il coordinatore del relativo gruppo di lavoro, Giuseppe Toscano, insieme al dott. Enzo Serpotta».
 
E il dott. Serpotta, da noi raggiunto telefonicamente, ci ha dichiarato: «La trasformazione da modello 45 a 44 era stata disposta da tempo, se ben ricordo a dicembre, ma la variazione dei registri è comunque un adempimento tecnico che spetta al cancelliere e richiede i suoi tempi». Difficile dunque, al momento, precisare con esattezza la data in cui è avvenuto il passaggio. Il magistrato aggiunge che «non bisogna soffermarsi su formalismi tecnici, su quando sia avvenuto il passaggio dall’uno all’altro registro; quel che conta è che nelle more della trasformazione non si è certo stati fermi: le indagini sono andate avanti, sono stati interrogati alcuni dei denuncianti e alcuni poliziotti. Il caso procede, e avrete modo di vederlo a breve».
Che le indagini fossero in corso e che fossero stati sentiti dei testimoni, del resto, lo aveva già dichiarato a Step1 il legale dei denuncianti, l’avvocato D’Antona, sottolineando proprio come questa circostanza apparisse difficilmente conciliabile con l’iscrizione della denuncia a modello 45. Adesso l’avvocato commenta così la novità: «Prendo atto con soddisfazione di quanto accaduto. Il pubblico ministero, dopo le prime indagini, ha ritenuto fondate le accuse contro ignoti e le ha iscritte come fatto costituente reato. Si tratta certamente di una notizia confortante».

Leandro Perrotta

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