«Anche se è uno dei luoghi più incantevoli del Mediterraneo, la Sicilia soffre di un complesso di inferiorità». Inizia così la guida del quotidiano inglese The Telegraph dedicata all’isola. Una serie di consigli per visitare la regione in due settimane, accompagnata dalle considerazioni del giornalista Lee Marshall che è tornato in Sicilia a distanza di 30 anni dal primo viaggio, quando arrivò insieme alla moglie «al volante di una malconcia Simca marrone». Lo speciale è stato pubblicato nei giorni precedenti all’inaugurazione della mostra al British Museum – aperta ieri – sulle epoche greca e normanna. Ed è proprio rispetto a questi periodi che, secondo Marshall, i siciliani nutrirebbero «una certa nostalgia».
Il ritratto che ne viene fuori offre un’immagine della Sicilia riabilitata, rispetto all’articolo che un’altra testata inglese, The Spectator, ha di recente dedicato al turismo di massa a Taormina. Rilancio che passa anche dal superamento degli stereotipi. «La mafia esiste ancora, così come una burocrazia a volte irritante – scrive Marshall – ma un turista dovrebbe essere realmente sfortunato per imbattersi in entrambe».
Segue il racconto delle due settimane trascorse nell’isola. Un percorso che parte da Catania e tocca i luoghi imprescindibili per chi desidera capire cosa è realmente la Sicilia. Inevitabile il confronto con il passato, rappresentato dagli Ottanta. Ma è proprio in questo raffronto che non mancano le sorprese: basti pensare che tra i miglioramenti, il giornalista cita la rete viaria. «Una cosa che è migliorata negli ultimi 30 anni sono le strade», scrive Marshall. Anche se l’entusiasmo è poco dopo corretto da una doverosa postilla: «Con poche eccezioni, lasciate lì, forse, in nome dei vecchi tempi», specifica. Tra le altre cose segnalate in positivo, i ristoranti che sempre più spesso vengono annoverati nella guida Michelin, i caffè e le strutture ricettive «che non hanno nulla di che invidiare a quelli della Toscana».
Di bellezze fuori dal tempo, invece, ce ne sono tantissime e Marshall ne elenca un paio: da Sciacca «la cui passeggiata serale è una gioia pura e merita di essere considerata dall’Unesco» a Modica, definita città che ricorda al contempo «un set barocco per uno spaghetti western» e un luogo vivace. Poi c’è Ortigia dove puoi trovare un «wine bar per hipster» poco lontano dalla piazzetta in cui i pescatori continuano a rammendare le reti.
Passando all’itinerario vero e proprio, Marshall, dopo essere atterrati a Catania, propone di catapultarsi il secondo giorno sull’Etna per capire «come le persone hanno imparato a vivere» con il vulcano, per poi dedicarsi a un tour enogastronomico con al centro il vino rosso siciliano che si produce alle pendici della muntagna. Segue una visita a Taormina, con il suo teatro greco e i cocktail da sorseggiare indossando «un vestito di lino». L’Etna ritorna come sfondo per l’attraversamento che da Linguaglossa porta a Randazzo, attraverso cantine d’eccellenza, prima di arrivare sulla costa nord tra Capo d’Orlando e Cefalù, dove la cattedrale diventa tappa fondamentale, così come il museo Mandralisca.
A Palermo – che per Marshall meriterebbe una vacanza a sé – sono dedicate parole di assoluto fascino: «Un tesoro moresco, normanno e barocco da apprezzare non con una macchina a noleggio», scrive. Segue Monreale con la sua cattedrale, prima di partire alla volta di Trapani, per uscire a Segesta. Il giro prosegue con la visita a Selinunte – da apprezzare con l’ausilio di una guida «specializzata in arte, storia e archeologia» e la riserva naturale alla foce del Belice. La valle dei templi di Agrigento assorbe metà giornata in cui il turista viene risucchiato nel passato, prima di partire per l’entroterra con destinazione Piazza Armerina con la Villa romana del casale.
L’ultima parte di vacanza è per quello che Marshall definisce «triangolo barocco del profondo sud della Sicilia». Con Modica – non mancano le dediche al celebre cioccolato – Ragusa e Scicli a farla da padrone. E una capatina nei luoghi resi ancora più celebri dalla serie televisiva Il commissario Montalbano. Dopo si sale verso Siracusa, con i suoi siti archeologici e la già citata Ortigia, senza dimenticarsi di Noto definito «il più visionario dei borghi barocchi». Due settimane di spettacolo per gli occhi e di emozioni per il palato. Alla fine delle quali, fa capire il giornalista inglese, il rischio sarà quello di provare subito un’immediata nostalgia. Senza bisogno di scomodare greci e normanni.
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