Due obelischi, sale a 20 milioni il debito del Comune «Non lo si può nascondere per far quadrare i conti»

Prima erano dieci, adesso sono arrivati a 20 milioni di euro i soldi che il Comune di Catania deve dare alle persone coinvolte nelle «espropriazioni fallite» dei terreni dove sorge il parcheggio scambiatore Due obelischi. Tra coloro che battono cassa c’è pure l’ex moglie del sindaco Enzo Bianco, Maria Antonietta Zeno, assistita insieme agli altri dallo studio legale D’Alessandro. Il quale, dal 2015 a oggiha provato a mediare «in inutili incontri» con il Comune etneo affinché ai suoi clienti arrivassero le somme dovute. Crediti che, tra ritardi e interessi, sono «maggiori di giorno in giorno», si legge in una lettera che lunedì gli avvocati hanno deciso di inviare. Non solo agli uffici di Palazzo degli elefanti, ma anche alla Corte dei conti di Palermo. L’amministrazione sarebbe colpevole di non avere rispettato l’ultimo accordo tra le parti: il riconoscimento del debito fuori bilancio entro giugno 2016

Così «sono maturate altre posizioni che portano il debito complessivo a 20 milioni di euro». E, dalla parte dei proprietari dei terreni, ci sono le sentenze esecutive del tribunale etneo già dal novembre 2014. I lotti in questione appartengono, oltre all’ex compagna dell’attuale primo cittadino, ad altre quattro persone e a una famiglia. Destinati a un parcheggio scambiatore poi realizzato nella zona Due obelischi nel 1989, dal già allora sindaco Bianco, vengono espropriati dall’amministrazione per questioni di pubblica utilità ma a un prezzo più basso rispetto a quello previsto dai proprietari. Ragion per cui la querelle passa in tribunale dove i proprietari dei terreni incassano vittorie in sentenze che sono già definitive da tre anni

Ed è nel dicembre del 2015, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione di quello stesso anno, che lo studio legale D’Alessandro ricorda al Comune il conto da saldare. Solo a fine febbraio, però, dagli uffici di Palazzo degli elefanti arrivano i documenti che servono a regolare il versamento delle somme. In altri termini, un accordo vincolato a una scadenza improrogabile: i proprietari avrebbero accettato di percepire meno di quanto spettava loro, purché il Consiglio comunale avesse votato – entro il 30 giugno di quell’anno – la delibera che inseriva quelle cifre tra i debiti fuori bilancio. «Qualora non venga adottata la delibera – si leggeva nelle carte – il presente accordo perderà efficacia e dovrà ritenersi come mai stipulato». Cosa che effettivamente accade. 

«In ragione della riformulazione del piano di rientro siamo in una fase di interlocuzione con le parti – dichiarava a MeridioNews Giuseppe Girlando, assessore al Bilancio, a luglio 2016  Finito questo passaggio si capirà quando reinserire anche questo singolo capitolo nel nuovo riequilibrio». Da luglio a oggi pare però che le cose non siano cambiate, nonostante il nuovo piano di riequilibrio sia stato approvato a fine settembre, poco prima delle dimissioni dell’ex componente della giunta. «In esecuzione di provvedimenti esecutivi occorre procedere con sollecitudine al pagamento dei creditori – ricorda lo studio legale D’Alessandro – Al fine di evitare maggiori oneri derivanti da eventuali procedure di recupero forzato delle somme». E aggiunge: «Si tratta di atti vincolanti e privi di qualsiasi discrezionalità che non possono essere omessi né ritardati neppure per il “nobile fine” di far quadrare i conti», precisano gli avvocati. 

Eppure un’àncora di salvezza il Comune l’avrebbe. Perché dopo che ha approvato la rimodulazione del piano di rientro, per legge, sono sospese le procedure esecutive fino al parere definitivo che dovrà dare la Corte dei conti. In termini meno tecnici: i creditori non possono procedere con eventuali pignoramenti nei confronti del Comune fino a quando la magistratura contabile non avrà validato la procedura di riequilibrio economico-finanziario. Ma questo «non interferisce sull’obbligo del Comune di attivare e portare a compimento il procedimento necessario al pagamento dei creditori». Cioè «l’iscrizione a bilancio delle somme necessarie». Cosa non ancora avvenuta. Da cui la richiesta degli avvocati: che cosa intende fare l’amministrazione? Anche perché, nel frattempo, gli interessi crescono. Come il rischio che il Comune, di conseguenza, vada in dissesto. La lettera sarebbe già pesante così ma si chiude con un’ulteriore aggiunta indirizzata alla magistratura contabile: «Alle superiori autorità si chiede di vigilare affinché gli atti di bilancio predisposti dal Comune di Catania includano tali debiti». 

Cassandra Di Giacomo

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