Due gli incubi: Calaiò e l’arbitro Marinelli Il Palermo scivola su una strada in salita

Una macchina, anche se funzionante, inevitabilmente fa fatica e rischia di fermarsi se davanti trova ostacoli difficilmente superabili su un manto stradale scivoloso e in salita. La macchina funzionante è il Palermo, sceso in campo a Parma galvanizzato da due vittorie consecutive, quattro nelle ultime cinque giornate. Il manto stradale scivoloso è, in questo caso, l’immagine archetipica della gara (recupero della ventinovesima giornata) che hanno dovuto affrontare i rosanero su un campo tradizionalmente ostico come il Tardini. Una partita, appunto, con una pendenza decisamente in salita. Caratterizzata da una serie di variabili, interne ed esterne, che non hanno consentito alla formazione di Tedino di agganciare il secondo posto in classifica ai danni del Frosinone e che, di conseguenza, hanno dato la possibilità ai ducali e anche al Bari (corsaro ad Avellino) di rientrare nella lotta per la promozione diretta.

Le «variabili interne» sono le sbavature di un Palermo a corrente alternata che ha dei motivi per i quali rammaricarsi e recitare il mea culpa come ad esempio il ritmo non particolarmente sostenuto impresso nel primo tempo o alcune disattenzioni difensive pagate poi a caro prezzo nell’ambito di una giornata in cui anche i singoli tra cui il tecnico Tedino (è vero che La Gumina, entrato dopo l’intervallo al posto di Murawski, non ha inciso ma in generale va data sempre fiducia agli attaccanti che stanno attraversando un ottimo momento di forma) hanno commesso degli errori. Con «variabili esterne», senza dimenticare ovviamente i meriti di un avversario particolarmente reattivo e trascinato dalla tripletta di Calaiò, si fa riferimento invece agli episodi che hanno spostato l’ago della bilancia dalla parte dei padroni di casa. Episodi determinati, in particolare, dalla discutibile direzione dell’arbitro Marinelli.

Il Palermo, come specificato in precedenza, è giusto che guardi innanzitutto alle proprie imperfezioni prima di entrare nel merito di questo ko di misura (Nestorovski all’8’ della ripresa ha riaperto il match di testa sfruttando un lancio illuminante di Jajalo ma nel segmento finale del primo tempo aveva fallito clamorosamente un gol praticamente a porta sguarnita facendosi anticipare dal difensore Gagliolo al momento del tap-in al culmine di un’azione rifinita sull’asse Jajalo-Aleesami) ma, detto questo, è innegabile che i rosanero ieri sera sono stati danneggiati dal fischietto di Tivoli. Protagonista, in negativo, in più di una circostanza. Molto dubbia quella del momentaneo 1-0 in occasione del quale, sugli sviluppi di una punizione, non è chiara la posizione (in fuorigioco?) dell’ex di turno Lucarelli su uno spiovente propiziato da un tocco a metà tra Munari e Jajalo. Clamorosa, invece, quella capitata al 23’ del primo tempo. Netto l’intervento falloso di Lucarelli su Nestorovski ma l’arbitro non è intervenuto. Il rigore non solo ci stava ma fa riflettere il fatto che, dopo non avere ravvisato questo contatto in area, al 39’ il direttore di gara abbia concesso il penalty agli emiliani per un fallo (tutt’altro che evidente) di Rajkovic sull’ex rosa Munari, già in caduta quando il serbo allunga la gamba.

Tre indizi formano una prova: l’arbitro non era in giornata e, al di là della grandezza di episodi comunque determinanti, lo dimostra la modalità con la quale ha gestito un match spigoloso. Che gli uomini di D’Aversa hanno incanalato sui binari che volevano anche in virtù di una serie di piccoli escamotage (perdite di tempo, lamentele, esagerazioni in occasione dei falli subiti) utilizzati, di solito, da quelle squadre esperte che cercano ad ogni costo la vittoria sapendo che la posta in palio è molto alta. Fattore Marinelli a parte, la seconda partita consecutiva in trasferta ha detto anche altre cose. Ha ribadito, ad esempio, che per uno strano scherzo del destino il Palermo viene puntualmente punito dagli attaccanti seguiti con attenzione sul mercato (la tripletta del palermitano classe 1982 Calaiò, da inserire nel contesto di una sfida particolare con diversi intrecci emotivi visibili attraverso la presenza di diversi ex di turno ai quali vanno aggiunti giocatori e dirigenti palermitani nelle fila gialloblù, richiama il gol-vittoria realizzato da Di Carmine nel match perso dai rosanero a Perugia lo scorso 17 febbraio) e ha dato anche altre indicazioni spiegando che gli uomini di Tedino hanno una base solida sulla quale impostare il proprio piano d’azione in vista dei prossimi impegni. Il punto di ripartenza è la prestazione fornita nel secondo tempo subito dopo l’acuto vincente di Nestorovski. Secondo tempo durante il quale i rosa, presi per mano da un ottimo Jajalo protagonista di un’altra prova maiuscola, dopo avere riaperto la gara sotto di tre reti hanno messo il Parma alle corde facendolo tremare fino al triplice fischio di Marinelli. Preceduto dal 2-3 di Rajkovic che, nelle battute finali dell’incontro, ha alimentato le speranze di una clamorosa rimonta. Ma il match era già ai titoli di coda. Parma-Palermo termina 3-2. Risultato che fa ‘notizia’ anche in termini di punteggio tenendo conto del fatto che al Tardini si sono affrontate le squadre con le due difese meno battute del campionato. 

Antonio La Rosa

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