È il 10 luglio, l’Italia è già interamente zona bianca. Rimini ospita i campionati annuali di danza latino-americana, dove la sedicenne Alessia Tripolone e il quindicenne Mirko di Salvo conquistano la vittoria nella categoria Youth B1 (dai 16 ai 18 anni) passando dal samba, al cha cha cha, alla rumba al paso doble al jive. «Vincere era il mio sogno», racconta Alessia Tripolone a Meridionews.
Una vittoria in zona bianca, frutto di tanti sacrifici fatti in zona rossa. Si può sintetizzare così l’anno appena affrontato dai due giovani etnei, impegnati ad allenarsi costantemente anche durante le restrizioni dettate dalla pandemia. «Studiamo danza latino-americana ogni giorno – racconta Tripolone – per due-tre ore; mentre il sabato e la domenica ci dedichiamo alle gare. Abbiamo fatto tante rinunce quest’anno, soprattutto a causa del Covid-19. Sono uscita pochissimo con i miei amici, per evitare sia di essere contagiata che di infortunarmi. Non volevo mettere a rischio il mio sogno, che era appunto quello di vincere questi campionati; nel 2017 ero arrivata seconda».
Tanti gli anni di studio alle spalle, iniziati all’età di otto anni. Poi l’incontro combinato con il suo attuale partner Mirko Di Salvo, avvenuto grazie all’interazione tra i maestri delle due scuole presso le quali i due ancora studiano: Club Latin dance di Piano Tavola e Tiber Dance Sicilia di Catania.
«Vincere è stato complicato – spiega Tripolone – Abbiamo dovuto superare varie selezioni, in cui abbiamo sfidato altre 42 coppie. A mano a mano siamo passati da 43 a 24, poi a 12 fino a quando siamo rimasti in sei. Già solo il fatto di andare in finale è stato bellissimo». Emozioni e difficoltà confermate da Di Salvo, che racconta: «Quando sono arrivato a Rimini ho sentito un brivido e tanta ansia – ricorda – Poi ho iniziato a prendere confidenza con la pista e il fatto che non ci fosse pubblico mi ha evitato altra agitazione. Essendo il mio primo campionato, all’inizio non sapevo bene come comportarmi. Mi sentivo in difficoltà ma poi mi sono ambientato, ho preso sicurezza e ho sentito di andare sempre meglio. Alla fine mi sono sentito a mio agio, come se fossi a casa mia. Non mi aspettavo di arrivare primo, anche perché eravamo tanti. Quando ci hanno detto che avevamo vinto non sono riuscito a realizzare subito, poi Alessia mi ha abbracciato e ho capito».
Un traguardo che va oltre l’agonismo, considerato che la danza latinoamericana ha regalato ai due giovani proprio ciò che la pandemia ha impedito ai loro coetanei: il contatto. «È una componente fondamentale della danza latina, senza la quale non avremmo potuto ballare come si deve, essendo in coppia», conclude la ballerina.
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