Droga, la pista siciliana degli affari tra ‘ndrine e Colombia Porto di Catania, amici di Vittoria e acquirenti palermitani

Una parte degli ottomila chili di cocaina ordinati ai narcos colombiani dalla ‘ndrangheta sarebbe dovuta finire in Sicilia. C’è anche l’isola nell’operazione Stammer che, il 24 gennaio, ha fatto luce sul traffico internazionale di stupefacenti gestito dalla criminalità organizzata calabrese. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha definito la ‘ndrangheta «la monopolista assoluta del traffico di droga, a cui si rivolgono anche camorra e Cosa nostra». La Guardia di finanza ha arrestato 54 persone, responsabili di uno scambio colossale che dal Sudamerica avrebbe dovuto portare in Italia droga per il valore di un miliardo e 600 milioni di euro. E i tentacoli di questa piovra arriverebbero anche in Sicilia, almeno su tre direttrici: Vittoria, Palermo e Catania, in particolare per l’interesse registrato nei confronti del porto etneo. 

Formalmente gli indagati siciliani nell’inchiesta della Dda di Catanzaro sono solo tre palermitani, di cui due con precedenti per droga ma apparentemente senza nessuna affiliazione alle famiglia mafiose. Sono considerati tra gli acquirenti di cocaina dalla ‘ndrina di Vibo Valentia. Di loro parliamo qui. Eppure la Sicilia torna spesso tra le oltre 1.700 pagine dell’ordinanza di arresto. In primo luogo quando dalla Colombia arriva la conferma definitiva della disponibilità del primo carico di stupefacente. «Digli a Salvatore che vada a parlare con la famiglia della Sicilia… giusto? Con la famiglia che deve partecipare al lavoro, gli amici». 

A parlare è Jaime Karlsson, detto El Coronel, uruguaiano, già arrestato per droga nel 2012 a Milano ed evaso, quindi latitante. In quest’ultima inchiesta è indagato perché ritenuto uno degli emissari in Italia e nel resto dell’Europa del Cartello colombiano degli Usuga. El Coronel ha il compito di coordinare i fornitori fissando quantità, qualità e prezzo della droga, modalità e tempi delle spedizioni e consegne. Dall’altra parte del telefono quello che può essere definito il suo alter ego italiano, Antonio Massimiliano Varone. Uno degli uomini a cui la cosca Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto (satellite della più nota cosca dei Mancuso di Limbadi e in affari con la vicina e più potente cosca Fiarè) ha affidato il compito di chiudere la trattativa. È lo stesso Varone, ad esempio, ad essere spedito in Colombia per visionare il carico in partenza ed essere presentato ai capi dell’organizzazione sudamericana. Dunque i due mediatori, qualche mese prima della spedizione, parlano del coinvolgimento degli «amici siciliani». È il 4 gennaio del 2015. 

E sei giorni dopo, in effetti, un emissario della cosca ‘ndranghetista parte per la Sicilia, «evidentemente – sottolineano i pm della Dda di Catanzaro – per conttattare altri soggetti ai quali era destinata parte del carico di cocaina». A compiere il viaggio è Salvatore Pititto, reggente dell’omonima cosca, colui che guida la trattativa con i colombiani e relaziona tutto al capomafia Filippo Fiarè. Gli investigatori, attraverso le celle telefoniche di Pititto, ricostruiscono il suo viaggio fino alla città di Vittoria.

Nell’immagine il viaggio di Pititto fino a Vittoria, come emerge dalle celle dell’utenza telefonica

Chi incontra l’emissario della ‘ndrangheta a Vittoria? Quali sono le famiglie interessate ad acquistare parte del colossale carico di cocaina proveniente dalla Colombia? Nell’ordinanza non si va oltre, né risulterebbero indagati soggetti riconducibili alla criminalità organizzata di quel territorio. Dagli investigatori trapela soltanto che le indagini proseguono anche in questa direzione. La città ragusana compare un’altra volta nel corso dell’indagine. Quando, cioè, lo stesso Pititto incontra, al mercato agroalimentare di Catania, un tale Maurizio, di Vittoria (che gli inquirenti non riescono a identificare), per concordare l’acquisto da parte dei calabresi di una partita di marijuana dal siciliano.

Tuttavia il traffico di droga sull’asse Sicilia-Calabria è ormai consolidato da tempo. Nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia si sottolinea come dalle inchieste più recenti emerga «che la ‘ndrangheta poteva contare su due canali per il traffico di stupefacenti verso la Sicilia: uno facente capo alla famiglia mafiosa palermitana di Corso dei Mille (in particolare al clan Tagliavia-Lo Nigro), e l’altro al clan ragusano Dominante-Carbonaro». Cioè il clan della Stidda egemone nel territorio di Vittoria. 

A Vittoria, il 14 dicembre del 2014, viene ucciso Michele Brandimarte, influente membro della ‘ndrina di Gioia Tauro. E ancora nel settembre del 2015 la Dda di Roma scopre un traffico di cocaina attraverso i camion che trasportavano fiori sull’asse Vittoria-Olanda. A gestire gli affari sarebbero stati alcuni esponenti del clan Dominante-Carbonaro insieme alla ‘ndrina dei Crupi, inserita a pieno titolo nella cosca dei Commisso. Sempre nella sua ultima relazione, la Dia conclude: «Si colgono segnali di una più ampia strategia in atto tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra nell’organizzazione dei traffici di stupefacenti sulla rotta atlantica». 

Dall’operazione Stammer, infatti, emerge come i tentacoli della ‘ndrangheta arrivino anche a Palermoa Catania.

Salvo Catalano

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