Dopo il regalo ai petrolieri c’è anche un premio speciale per chi sfrutta l’acqua dei siciliani e la vende, magari all’estero. La proposta, questa volta, non arriva dal Governo di Rosario Crocetta, ma da Confindustria Sicilia.
A raccontare la storia di questa proposta in una Regione siciliana con 3 miliardi di euro di buco, ma pronta a regalare l’acqua a imprese che potrebbero essere non siciliane sono i parlamentari di Sala d’Ercole del Movimento 5 Stelle.
«Acqua minerale gratis per le aziende che la esportano fuori dalla Sicilia, e a canoni quasi inesistenti per chi la estrae (‘emunge’) e la distribuisce nell’Isola».
«E’ la proposta shock tirata fuori dai rappresentanti di Confindustria ieri al tavolo della Commissione Attività produttive dell’Ars», si legge in un comunicato dei grillini. Che aggiungono: «Acqua minerale gratis per le aziende che la esportano fuori dalla Sicilia, e a canoni quasi inesistenti per chi la estrae (emunge) e la distribuisce nell’Isola. Nel dettaglio, la ricetta degli industriali per aiutare le imprese, una sorta di regalo di Natale anticipato, prevede l’azzeramento dei canoni per chi estrae ed esporta l’acqua e un netto taglio dei canoni per chi la commercializza nell’Isola. In questo secondo caso i canoni precipiterebbero dagli attuali 2 euro al metro cubo, previsti dalla legge regionale numero 9 del 2013, fino a 30 centesimi al metro cubo. E tutto ciò a fronte di un’intera popolazione che continuerebbe a pagare l’acqua carissima».
«Trovo assurda la proposta di Confindustria – dichiara il deputato M5S Matteo Mangiacavallo – e oltremodo offensiva per i cittadini siciliani, che pagano l’acqua, quasi sempre non potabile, in media a oltre 1,50 euro al metro cubo, mentre quella migliore, quella minerale, dovremmo cederla a 30 centesimi, o addirittura regalarla se i concessionari riescono a venderla fuori dalla Sicilia. Tutto ciò è ridicolo e pure inaccettabile. Dobbiamo smetterla di pensare alla Sicilia come terra di conquista e ai siciliani come gli ultimi cittadini d’Europa».
«Facciamo un appello di buonsenso a Confindustria – dice la deputata del Movimento Claudia La Rocca – ricordando che anche la norma antecedente al 2013 prevedeva un canone di 1,03 euro per metro cubo. Se proprio si deve rivedere la legge vigente per esigenze delle imprese, pretendiamo comunque che la nostra acqua non venga svenduta. La proposta portata in terza commissione infatti è ben al di sotto della media italiana, cosa che si evince chiaramente dai dati portati dalla stessa Confindustria in sede di audizione, e inoltre non tiene conto dell’accordo previsto dalla conferenza tra regioni del 2006, che prevede canoni da 1 a 2,50 euro per metro cubo per l’acqua imbottigliata e da 0,50 a 2,00 euro per metro cubo per l’acqua emunta non imbottigliata».
«Chiediamo – conclude La Rocca – un atto di responsabilità e di etica nei confronti della nostra terra, già abbastanza saccheggiata per spietate logiche di mercato. La nostra controproposta è quella di adottare una normativa che si avvicini a quella della regione Calabria, che mantiene canoni in linea con le altre regioni, ovvero 60 euro per ettaro, 1 euro per l’acqua emunta, 50 cent per l’acqua imbottigliata in vetro, incentivando così meccanismi virtuosi in materia di riduzione a monte dei rifiuti».
In questo settore non mancano le imprese siciliane. Ma va ricordato che sui monti Sicani opera la Nestlè che, grazie ai Governi autonomisti della Sicilia, si è beccata la concessione di un’acqua che, una volta, era una prerogativa della provincia di Agrigento.
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