Sospensione di tutte le commesse in via cautelativa e, da lunedì scorso, stop anche al conferimento dei rifiuti solidi urbani provenienti dai paesi della provincia di Siracusa. La discarica Cisma di Melilli, sequestrata dalla procura di Catania, è già entrata in una nuova fase. Il gip ha nominato due amministratori giudiziari: l’avvocato Francesco Carpinato e l’esperto ambientale Francesco Lovetere. I due hanno acquisito una grande mole di documenti e hanno incontrato anche i tecnici dell’Arpa.
«Il territorio del Siracusano è fortemente inquinato – spiega Carpinato a MeridioNews -, di conseguenza in questa storia l’interesse superiore da tutelare è quello ambientale. Abbiamo congelato la situazione, la priorità è capire se in questa discarica sia possibile conferire ancora, anche solo una cicca di sigaretta, o se è necessario chiuderla».
Stando all’indagine, l’impianto della Cisma è stato gestito dagli imprenditori Paratore, il padre Antonino e il figlio Carmelo, accusati di associazione mafiosa, in quanto affiliati al clan Santapaola di Catania e prestanome del boss Maurizio Zuccaro. All’interno del sito, negli anni, sarebbero confluiti rifiuti e scarti industriali provenienti da tutta la Sicilia, ma anche il polverino dall’Ilva di Taranto. In alcuni casi rifiuti pericolosi, o addirittura cancerogeni. Sulla base delle intercettazioni, gli inquirenti hanno ricostruito che le modalità di smaltimento si sarebbero limitate a «ricette inventate sul momento da soggetti improvvisati», finalizzate a camuffare la natura del rifiuto senza eliminarne la tossicità.
«Per prima cosa – spiega l’amministratore Carpinato – dobbiamo capire se siamo davanti solo a irregolarità nel procedimento delle autorizzazioni o se il sito è proprio incompatibile». Se, dunque, si tratta di carenze sanabili o se l’impianto va chiuso. «Se la discarica recupererà i requisiti tecnici, amministrativi e ambientali andrà avanti, altrimenti no. Non faremo sconti a nessuno, ne va della salute dei nostri figli», conclude il legale.
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