Era il giorno della Befana, il 6 gennaio del 2015, quando sui giornali campeggiavano i titoli relativi alla liquidazione degli Iacp, idea già inserita nel pacchetto Tsunamidi Rosario Crocetta dell’anno precedente. Da quel giorno siamo ancora a nulla. Il provvedimento dovrebbe mettere 60mila alloggi nella disponibilità diretta della Regione. Secondo alcuni la riforma punta a creare un’agenzia siciliana per le politiche abitative, dando una sforbiciata ai consigli di amministrazione, ai revisori dei conti e soprattutto arrivando a vendere tutto facendo cassa. Questo finirebbe col determinare la nascita di una struttura che, anche se leggera, graverebbe sulla Regione, mentre a oggi gli istituti sono autonomi e si finanziano con i redditi degli alloggi.
Intanto la Regione siciliana entro il mese di dicembre farà partire il fondo che dovrà gestire gli investimenti immobiliari per interventi di edilizia sociale e riqualificazione urbana di aree degradate. Il social housing è infatti un insieme di alloggi e servizi, finalizzati a contribuire e risolvere il problema abitativo ponendo particolare attenzione alle situazioni di svantaggio economico e sociale, puntando su una collaborazione con la pubblica amministrazione. La disponibilità è pari a 60 milioni, divisi equamente tra Regione e Cassa depositi e prestiti. Il Dipartimento guidato dal direttore generale Fulvio Bellomo ha proceduto a scegliere con gara pubblica un fondo immobiliare, Esperia, che interverrà con altre risorse e gestirà nel suo complesso le operazioni. È invece al vaglio del Consiglio di giustizia amministrativa il regolamento che andrà a disciplinare i singoli interventi.
Il social housing si colloca a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private vendute o affittate a prezzo di mercato. Ma qual è l’obiettivo principale dell’edilizia sociale? Principalmente quello di fornire alloggi, a canone calmierato che non superi il 25-30 per cento dello stipendio di chi ne va a beneficiare. Inoltre, è caratterizzato da progetti di tipo sociale che hanno lo scopo di far nascere comunità e sviluppare l’integrazione, come per esempio l’utilizzo di spazi e servizi comuni tra gli abitanti. Per questo motivo verranno destinati spazi comuni, a uso esclusivo degli abitati, gestiti dai residenti stessi attraverso associazioni costituite ad hoc per poter accedere agli alloggi.
Si tratterebbe di canoni di locazione inferiori al livello di mercato, in cui viene perseguito l’obiettivo di massimizzare la quota di alloggi locati a un canone moderato, convenzionato o sociale. Studenti, anziani, famiglie monoreddito, immigrati e altri soggetti in condizione di debolezza o di svantaggio rappresentano l’universo di ricezione di queste iniziative. Per una quota minoritaria, il patrimonio del fondo può essere investito (investimento residuale) in progetti conformi ai criteri della finanza immobiliare etica.
La strategia di investimento di questi fondi è finalizzata a sviluppare uno schema di attività che ruoti attorno a nuove realizzazioni residenziali, su terreni o immobili ottenuti a condizioni agevolate, gestiti da soggetti non-profit. Dopo l’avvio del fondo, che come detto è previsto entro la fine dell’anno, verranno acquisite le proposte dai singoli territori che saranno valutate e quindi utilizzate per l’iniziativa.
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