Nel muro contro muro tra sindacati e governo regionale interviene a gamba tesa il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, ambasciatore del premier Matteo Renzi in Sicilia. «Mi impressiona – ha detto Faraone a margine di un convegno a Palermo – questo sciopero proclamato dai sindacati sulla proposta di riforma del governo regionale che prevede l’equiparazione dei dipendenti regionali ai dipendenti pubblici e quindi il taglio del 600 percento di ore in permessi sindacali aggiuntivi di cui godono i sindacalisti siciliani rispetto al resto d’Italia. Nessun sindacalista – ha aggiunto – invece ci dice perché l’80 per cento dei musei e dei siti archeologici resta chiuso la domenica. Mi scandalizza che nessuno si scandalizzi di avere sindacalisti così in Sicilia».
Tutti i sindacati, confederali e autonomi, hanno annunciato lo sciopero del settore della funzione pubblica per il 20 marzo. In risposta al disegno di legge stabilità presentato dalla giunta di Rosario Crocetta. Che prevede l’adeguamento delle pensioni dei regionali al sistema contributivo, come nel resto d’Italia, con la possibilità di prepensionamento con i requisiti precedenti alla legge Fornero, per chi ha maturato le condizioni entro il 2019. I sindacati denunciano che «si procederà a tagli lineari, il 30 per cento di dipendenti in tutte le Direzioni della pubblica amministrazione, mentre non verranno toccati i 1.700 dirigenti», per cui anzi è previsto un aumento in deroga del tetto massimo di stipendio, che passerebbe da 180 a 240mila euro.
Faraone oggi ha rincarato la dose con un post sul suo profilo Facebook. «Sindacati pronti a imbracciare le armi e a scendere in piazza in Sicilia. Un sit-in e uno sciopero: non uno ma ben due giorni di protesta nella stessa settimana. E in effetti ce n’è proprio bisogno. Si può prevedere che le pensioni dei dipendenti regionali si calcolino con il sistema contributivo, come in tutta Italia? Non sia mai. Dunque si scende in piazza e si protesta. Gli scioperi per tutelare i privilegi di pochi? In questa cornice sono veramente una brutta cosa». Il sottosegretario ha quindi citato lo storico segretario della Cgil Luciano Lama: «Il sindacato deve tenere un linea non corporativa, non indifferente ai problemi del paese, deve mirare all’interesse generale, nazionale. Non ci sembra sia proprio questo il caso».
Ma il suo sfogo sul social network gli si è ritorto contro. Sono decine i commenti molto critici a margine del post, a fronte di soltanto pochi di condivisione. «Sindacati “pronti a imbracciare le armi”? Ma ti rendi conto di cosa hai scritto? Sei un esponente del governo, ti è chiaro che hai scritto una cosa gravissima», gli chiede Fabio. «Si potrebbe anche parlare di eliminare i vitalizi per i politici che non hanno mai fatto un’ora di lavoro», aggiunge Natale. «Senza parole! Altro che rivoluzionario! Solo reazionario», sentenzia Gato.
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