Il quasi monopolio delle quattro lingue “tradizionali” (inglese, spagnolo, francese, tedesco), almeno all’Università di Catania, sembra essere giunto al termine. Misurarsi con lingue che prima erano considerate da evitare, perché “troppo difficili”, è diventata quasi una moda. Gli studenti guardano sempre più spesso a lingue meno conosciute e perciò più richieste sul mercato del lavoro. Ed è sempre più frequente la tipologia dello studente “avventuroso”, chi ha il coraggio di investire in settori disciplinari prima sottovalutati e di nicchia. Nonostante le difficoltà imposte dall’applicazione della riforma Gelmini, i dati parlano di circa 200 iscritti ai corsi di Arabo, 150 a quelli di Giapponese e 65 a quelli di Russo. Le cifre, se valutate in rapporto al numero programmato di studenti ammessi ai corsi di laurea in Lingue e Comunicazione internazionale, rivelano un interesse crescente per queste lingue “diverse”.
Mentre arabo e giapponese sono neo-adottate dalla Facoltà di Lingue a Catania, la cattedra di Russo vanta già un percorso lungo e una certa notorietà. E il numero degli iscritti sembra attestarlo. In confronto agli 85 dell’anno scorso, quest’anno si registra un numero di 65 iscritti che hanno optato per questa lingua. Un calo solo apparente che rivela, in realtà, un aumento percentuale della richiesta: si deve tenere infatti conto della recente introduzione del numero chiuso e del fatto che la scelta, da quest’anno, è stata limitata ai ragazzi del percorso linguistico di Lingue e Culture e preclusa a quelli di Lingue per la Comunicazione internazionale.
La docente, Giacometta Strano, titolare della cattedra di Russo, motiva così questa crescente richiesta: «Evidentemente i giovani si sono resi conto che per trovare lavoro una lingua meno conosciuta può offrire maggiori possibilità. Ogni lingua che non sia tra quelle standard conferisce una carta in più. I miei ex-studenti di Russo testimoniano che la conoscenza di questa lingua nel proprio curriculum viene guardata con un occhio diverso».
Il numero è ulteriormente degno di nota se si considera la difficoltà che si è presentata quest’anno agli studenti interessati alla lingua russa: in seguito all’applicazione del decreto 270, per gli studenti è stato possibile inserire la disciplina nei piani di studio solo sotto la voce “Terza Lingua”. Ovvero, chi voleva sceglierla come lingua di specializzazione non ha avuto la possibilità di farlo.
Alla base di questa modifica, una questione di requisiti minimi richiesti dalla neo-riforma universitaria. Nel caso specifico, Lingua Russa (ma anche Arabo, Giapponese e Greco Moderno) non può essere mantenuta come lingua di specializzazione (del peso di 9 CFU) a causa della presenza di un solo docente strutturato nell’organico.
Tuttavia, la recente pubblicazione di un bando per ricercatore nell’area di slavistica potrebbe cambiare le cose: «C’è la possibilità che il Russo ritorni lingua di specializzazione – afferma la prof.ssa Strano – ma bisognerà rivedere concretamente il piano didattico». L’inserimento di un ricercatore a incrementare la cattedra di Russo potrebbe quindi colmare il requisito mancante e far sì che il russo ritorni ad essere tre le lingue “di prima scelta”. Tuttavia, continua la prof.ssa Strano, «bisogna aspettare che il concorso venga espletato e che il ricercatore entri in servizio. Non è ancora prevedibile se questo potrà accadere entro ottobre prossimo. I tempi dei concorsi li decide il ministero; il bando è stato elaborato, ma si dovrà votare per la commissione, la quale dovrà poi riunirsi e convocare il ricercatore. Non sappiamo ancora che tempi richiederà questo percorso».
Ci sono, dunque, buone prospettive, almeno per la lingua russa. Ma gli studenti che quest’anno non hanno potuta inserirla come lingua di specializzazione potranno riscattarsi? «Gli studenti che vorranno effettuare il passaggio dovranno “integrare”, perché per loro la materia pesa 6 CFU, invece di 9 CFU; questo sarà un problema da valutare attentamente. Ma sono questioni che stabilirà la Facoltà con la segreteria. Ad ogni modo, i ragazzi che vogliono effettuare il passaggio avranno sicuramente la possibilità di farlo, magari con dei corsi aggiuntivi. Rimane il fatto che ancora è presto per prevedere come evolveranno le cose».
Staremo a vedere se buone nuove arriveranno anche per altre lingue ugualmente importanti, come Arabo, Giapponese e Greco moderno, interessate dagli stessi effetti negativi della riforma.
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