Addio amata ed odiata pellicola fotografica. Insieme ad essa le care macchine fotografiche che la usano stanno per uscire dal mercato; da qualche tempo infatti, le loro vendite occupavano una bassissima percentuale del volume d’affari di marche prestigiose come la Nikon.
La fotografia digitale è da oltre dieci anni sulla cresta dell’onda, successo di gran lunga superiore rispetto alla sua concorrente analogica, sul mercato da un più di un secolo. E così le avide aziende del settore interromperanno presto la produzione di macchine fotografiche analogiche accontentando da una parte gli ecologisti, che da anni denunciano i danni ambientali legati alla produzione e allo sviluppo delle pellicole fotografiche; dall’altra scontenta i sentimentalisti dell’analogico, critici sulla resa del digitale e attaccati allo sviluppo
manuale in camere oscure piuttosto che a quello automatico delle stampanti a colori.
Consideriamo gli effetti inquinanti delle pellicole tanto declamati dagli ecologisti: emissioni di cloruro di metilene dovute ad un solvente usato nella produzione delle pellicole, emissioni altamente inquinanti ed estremamente dannose per la nostra salute; cristalli di alogenuro d’argento sospesi nell’emulsione fotosensibile della pellicola, i quali spesso vengono scaricati nelle reti fognarie urbane, sia da piccoli laboratori artigianali che dalle unità radiologiche ospedaliere, sono stati da poco dichiarati per gli organismi acquatici più tossici del mercurio.
Non c’è dubbio quindi, che utilizzando la digitale si possa diminuire in parte l’inquinamento idrico e atmosferico. In generale sì, ma con qualche riserva. Non dimentichiamoci che l’utilizzo di una nuova tecnologia comporta l’acquisto di nuovi apparecchi, ed in questo caso per poter guardare le foto è necessario possedere un computer con una memoria molto capiente o un buon masterizzatore, una buona stampante a colori per la stampa. Immaginate i vostri cassetti riempirsi negli anni di pesanti e ingombranti hard-disk o pile di cd/dvd. E poi le macchine digitali consumano molta più energia di quelle tradizionali, ciò vuol dire uso considerevole di batterie. Poi ci sono i produttori che aumentando di continuo il numero dei megapixel, fanno sembrare obsoleti apparecchi di soli due anni, spingendoci all’acquisto di una nuova macchina.
Facendo bene i conti non so quantificare quale tecnologia sia più conveniente per la salute dell’ambiente e per le nostre tasche. Nel dubbio, opterei per un acquisto di una macchina fotografica di seconda mano da 4 megapixel, buona per un uso non professionale. E utilizzare sempre batterie al nichel-metallo, le meno dannose per l’ambiente in termini di ciclo produttivo e smaltimento.
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