A breve saranno pubblicate le nuove tabelle sulla situazione degli invasi siciliani, ma già c’è una certezza: quella che ci attende sarà un’estate piuttosto difficile dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico. I dati parlano di una Sicilia che tra il 2020 e il 2021 è andata incontro a un ciclo climatico caratterizzato dalla siccità, dopo un 2018 e un 2019 che avevano consentito una buona ripresa dei volumi di dighe e laghi, grazie a delle piogge quanto meno sufficienti a fare salire il livello delle acque. Per quanto riguarda l’anno in corso, invece, non resta che sperare negli ultimi temporali primaverili previsti, soprattutto nella parte orientale della regione, dove la situazione è decisamente più preoccupante.
L’area del Palermitano, infatti, che aveva sofferto le maggiori criticità nel 2017 e nel 2018, ha avuto, specie sul lato occidentale, delle piogge consistenti. Così, gli invasi sono riusciti a recuperare buoni volumi: non tali da poterli portare alla massima capacità, ma sufficienti a non destare allarmismo. Buoni livelli hanno raggiunto le dighe Poma, Scansano, Garcia e il lago di Piana degli Albanesi che, negli ultimi anni, era andato in sofferenza con l’arrivo della stagione più calda. Meno buona la situazione nella parte orientale della provincia, con la diga Rosamarina che presenta volumi limitati. Di sicuro c’è che non dovrebbero esserci problemi con le acque potabili.
Dove le criticità attese sono maggiori è invece nella Sicilia orientale, soprattutto per quanto riguarda gli invasi nella provincia di Enna: alcuni hanno volumi molto più bassi rispetto agli ultimi anni, a eccezione della diga Ancipa. Un bacino molto importante dal punto di vista dell’approvvigionamento di acqua potabile che, nel corso del periodo invernale e primaverile, ha acquisito volumi consistenti. A essere più in sofferenza è l’invaso Pozzillo, che ha un ruolo fondamentale per il tessuto agricolo. Situazione di disagio pure negli invasi dell’Agrigentino sempre a causa delle piogge inferiori alle medie. La criticità più grande per dipartimento regionale è tuttavia il soddisfacimento del fabbisogno irriguo, soprattutto nella Piana di Catania. Un’area dove gli agrumeti, che occupano superfici molto estese, hanno una richiesta d’acqua molto elevata. In questo caso più che negli altri si spera nelle piogge, perché allo stato attuale sarà tutt’altro che semplice soddisfare la domanda.
Buone notizie, invece, sul fronte dell’interrimento: molti invasi sono interessati, nel corso della loro vita, da una perdita di volume utile a causa dei cedimenti dei detriti che affluiscono al lago. Questo potrebbe finire anche col falsare le valutazioni sul volume dell’acqua presente e, di conseguenza, potrebbe indurre all’errore nel dosaggio dell’erogazione, per questo si tratta di uno dei fattori maggiormente critici nella gestione degli invasi. In questo caso, dalla Regione rassicurano che i tecnici ne hanno tenuto e ne tengono conto in sede di programmazione, cercando di lavorare sui volumi netti e che «non è andata sprecata una goccia d’acqua a causa dell’interrimento», anche in luce del fatto che il fenomeno è più grave negli anni piovosi e quest’ultimo, di certo, non lo è stato.
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