La giunta per le immunità del Senato ha votato il proprio no alla richiesta del tribunale dei ministri di Catania di processare Matteo Salvini. Il pronunciamento ha registrato 22 voti, dei quali 16 contrari all’autorizzazione e sei favore. In ballo c’è l’accusa di sequestro di persona per i fatti accaduti ad agosto al porto di Catania, quando la nave Diciotti della guardia costiera italiana è rimasta bloccata per volontà del Viminale, interessato a spingere gli altri paesi europei a farsi carico dell’accoglienza dei 117 migranti a bordo.
L’organo parlamentare si è espresso sulla relazione del presidente Maurizio Gasparri, il quale già nei giorni scorsi aveva fatto presente la propria posizione contraria al via libera. Il nodo della questione riguarda l’azione del governo, cioè se questa sia avvenuta in nome di un interesse dello Stato o di un preminente interesse pubblico o se sia stato frutto di una valutazione discrezionale del capo del Viminale. Al riguardo Salvini ha ricevuto la solidarietà anche da parte del premier Giuseppe Conte, del vicepremier Lugi Di Maio e del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, i quali hanno sottolineato come la scelta di tenere ferma la nave sia stata condivisa dal primo momento.
Al voto di oggi si è arrivati anche dopo il verdetto on line tra gli iscritti al Movimento 5 stelle. Il sondaggio tra la base – in totale sono state poco più di 51mila persone a esprimersi – ha decretato la decisione di tutelare Salvini dalla possibilità di essere giudicato in tribunale. Questo il risultato nel dettaglio della votazione nella giunta del Senato: a votare contro l’autorizzazione sono stati i senatori Gasparri, Malan, Modena, Paroli (Forza Italia); Pillon, Tesei, Pellegrini, Augussori (Lega-Partito sardo d’azione); Meinhard Durnwalder, (Gruppo Autonomie); Balboni (Fratelli d’Italia); Giarrusso, Crucioli, Evangelista, Gallicchio, Riccardi, Urraro (M5s). A favore si sono espressi Cucca, Rossomando, Ginetti, Bonifazi (Pd); Pietro Grasso (Leu) e Gregorio De Falco (Gruppo Misto ed ex M5s). Assente la senatrice D’Angelo.
Adesso la palla passerà a Palazzo Madama, chiamata a confermare la decisione o contraddirla entro il 24 marzo.
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