Di Roma, di Napoli e di altre partite

Chiusa la parantesi nazionale, con l’arrivo del weekend, ci si riproietta sulla serie A che, in via del tutto eccezionale, riprende di venerdì. Roma – Napoli, big match dell’ottava giornata, è stata infatti anticipata d’un giorno per problemi di ordine pubblico. Ma esattamente, questi problemi, a cosa sono dovuti? Banalmente, alla grande manifestazione che proprio domani ospiterà la Capitale. Studenti medi, universitari, insegnanti, No Tav, ma soprattutto black – block incutono più d’un timore alle forze dell’ordine, che vedono, nella giornata di domani, il fantasma della manifestazione del 15 ottobre di due anni fa. Ecco quindi che, anche il “dio calcio”, deve abbassare la testa dinnanzi ai manifestanti, che lottano contro un Governo incapace di guidare un Paese sempre più in crisi.

La soddisfazione è, comprensibilmente, molta tra gli scioperanti: non solo infatti domani bloccheranno gran parte della città, ma hanno creato un serio disagio ai ricconi del calcio che, per settimane, si sono arrovellati le teste per cercare una soluzione che accontentasse tutti. Rudi Garcia e la società giallorossa infatti, non hanno mai dato l’ok per giocare in Campania un match così importante e così Questura e Prefetto, in accordo con la Lega, hanno deciso di anticipare la gara. Trovata la soluzione, tuttavia, si è incredibilmente smesso di parlare dello sciopero, dei motivi di un movimento così ampio che coinvolge tutti, dai teenager agli adulti ormai prossimi alla pensione, se mai arriverà; ma perché tutto questo? Perché si è sentito la necessità di chiudere le porte ad un argomento così importante? Evidentemente, tutti, dalle televisioni ai giornali, o chi per loro, ritengono più importante circoscrivere le notizie allo sport e a quello che lo riguarda. Chi sta al potere di certo non vuole essere “toccato” ed è quindi plausibile pensare che la paura di parlare di determinati argomenti ad un pubblico che segue il calcio possa provocare più d’un pensiero negativo nei confronti dei cosiddetti Capi. D’altronde, è risaputo che gli italiani, nella maggior parte almeno, seguono i propri beniamini come se fossero degli dei e, sentire questi ultimi parlare di quante persone scendono in piazza malgrado proprio la partita, potrebbe scatenare la crescita di un giudizio critico nei confronti di chi ci governa.

Alberto Prestileo

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