Il Pdl siciliano? All’Ars sembra una nave senza nocchiero in gran tempesta…

A QUESTO PARTITO, PIENO DI CONTRADDIZIONI, MANCA L’UNITA’ DI INTENTI. I GRILLINI, AL LORO CONFRONTO, PUR ESSENDO ALLE PRIMA ARMI, SONO STATISTI…

Non sappiamo se la mozione del Movimento 5 Stelle manderà a casa il governatore Rosario Crocetta, anche se è probabile di no. Certamente, sta frantumando i residui di credibilità del Pdl, senza che questo fosse un risultato voluto dai grillini.

Alla faccia dell’unità di facciata, esibita appena due giorni fa in una conferenza stampa indetta proprio per far sapere al mondo quale atteggiamento tenere sulla mozione di sfiducia, nel Pdl siciliano stanno adesso volando gli stracci.

La causa è, ovviamente, l’annuncio di Marco Falcone, non un deputato qualsiasi, ma il vice capogruppo dei berlusconiani all’Ars, di voler firmare la mozione se ci dovesse essere bisogno di un’adesione, dopo il ventilato forfeit di Pippo Currenti, uno dei quattro componenti del gruppo Musumeci.

A “stigmatizzare” Falcone, come dice un comunicato, è Nino Germanà. “Dopo una riunione di gruppo dalla quale è uscita una linea concordata all’unanimità e dopo una conferenza stampa chiusa da Falcone che invitava i presentatori della mozione di sfiducia a Crocetta ad aspettare fin oltre l’approvazione delle leggi finanziarie per non mettere la Sicilia in ginocchio, e con il suo stesso rilanciare a fin dopo le elezioni europee, Falcone, come chiunque altro, non può uscirsene con posizioni personali, su un tema così delicato e di carattere politico, e per altro così improvvise da farci chiedere fortemente cui prodest. Aspetto una nuova riunione di gruppo che il presidente D’Asero convocherà, magari con i coordinatori regionali sicuramente in tempi brevi, per avere un chiarimento politico e non personale”.

Il capogruppo del Pdl, Nino D’Asero, per smorzare le polemiche e imbarazzo, davanti alla pessima figura fatta da quello che dovrebbe essere il principale partito d’opposizione, aveva battezzato il “testacoda” di Falcone come una posizione personale che testimonia la democrazia interna al gruppo. Ma, ribatte Germanà, “rimango convinto che una posizione diversa è auspicabile si possa tenere per esempio in un dibattito o in una votazione d’Aula su un disegno di legge: non sulla linea politica decisa e concordata all’unanimità”.

Certo è che il Pdl sta offrendo in questa vicenda uno spettacolo non proprio edificante: dietro il pretesto dell’opposizione responsabile, costruttiva, esibita in conferenza stampa, dietro l’asserita volontà di evitare un muro contro muro con un Governo che pure è senza maggioranza e ha litigato con il principale dei suoi sostenitori, il PD, ha nascosto la mancanza di un progetto complessivo e organico di alternativa a questo Governo.

Il Pdl, a Sala d’Ercole, non è mai sembrato un gruppo parlamentare, ma l’insieme di tanti deputati che vanno ciascuno per suo conto affrontando le questioni politiche e amministrative che più sta a cuore a ognuno, evidentemente senza disciplina di partito, con una democrazia interna ai limiti dell’anarchia e schiacciato dalle conseguenze di un’afasia politica conclamata e dai riflessi delle polemiche interne al partito a livello nazionale.

Polemiche che in Sicilia hanno effetti diretti e personali, considerato che i protagonisti sono tutti siciliani, da Angelino Alfano a Renato Schifani allo stesso Gianfranco Miccichè e considerate anche le mosse di esponenti di come Firrarello e Castiglione, dalle elezioni regionali a oggi, che hanno portato i vertici del gruppo a pericolosi giochi di equilibrio per tenere insieme le varie spinte che sono riprodotte nelle stanze al primo piano di Palazzo dei Normanni e difficili da spiegare a un elettorato deluso e stanco di Crocetta, delle sue promesse a vuoto e delle sue uscite a effetto.

Un partito che, nato per governare e gestire il potere, da troppo tempo è relegato all’opposizione; e se, nella scorsa legislatura, il Pdl fece fuoco e fiamme contro il Governo del “ribaltonista” Lombardo, ora, proprio sembra non saper incidere.

E così, sorpassato e messo in imbarazzo dall’iniziativa della mozione di sfiducia dei grillini, il Pdl ha – prima – cercato di traccheggiare: prendiamo tempo, rimandiamo in nome delle emergenze siciliane, per poi mostrare tutte le contraddizioni, i limiti di un confronto interno che non ha portato, pare, da nessuna parte.

Oggi, al di là dei calcoli personali di ciascun deputato per evitare di perdere la sua poltrona e dover affrontare una nuova campagna elettorale ad appena un anno dall’ultima, il Pdl non può presentarsi ai siciliani come credibile, forte e affidabile alternativa di Governo non soltanto alla Sinistra ma persino al Movimento 5 Stelle, che ha dimostrato coraggio, coerenza e persino quella capacità di proposta politica che, all’inizio della legislatura, molti commentatori non gli accreditavano.

Aristofane III

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