Di principi, rospi e zucche Il destino di un torneo da Cenerentola

Non sono mai riuscito a capire bene cosa diavolo si festeggi a Halloween. Cosa vogliano esattamente significare quelle maschere di carnevale fuori stagione, quello svolazzare di streghe e pipistrelli, quelle filastrocche mal tradotte messe in bocca ai nostri bambini (è inutile: il lezioso tormentone dolcetto o scherzetto non avrà mai la minacciosa potenza druidica dell’originale trick or treat). Fosse per me, lascerei Halloween a Charlie Brown e mi terrei la nostra bella festa dei morti: la tradizione dolce e mesta, profondamente siciliana, di una notte in cui i nonni tornavano dall’oblio per fare un regalo ai nipotini che non avevano fatto in tempo a godersi.

Dato che non amo Halloween, credo che questa zucca vuota – che da quando è finita la partita di Avellino continua a guardarmi fisso, con gli occhi sbarrati – non abbia molto a che vedere con la suddetta festa. Anzi, ne sono certo. Questa non è la zucca di Halloween. È quella di Cenerentola. E la storia che ci racconta, a me, pare abbastanza chiara.

Martedì scorso, per una sera, ci eravamo illusi. Il Catania, con il rientro di Rinaudo e un paio di mosse azzeccate dall’allenatore, sembrava aver conquistato all’improvviso il piglio da squadra di alta classifica; quella qualità e mentalità da regina del campionato – o perlomeno, da nobile altolocata – che molti le accreditavano alla vigilia. La zucca, insomma, si era trasformata in una sontuosa carrozza. Qualche oltranzista filosocietario, addirittura, già cominciava a sussurrare che su questo mezzo si potesse tranquillamente viaggiare verso la serie A. Ma l’incantesimo è durato una notte appena. La zucca è subito tornata zucca, la squadra ha mostrato di nuovo tutti i limiti che le conosciamo. Limiti che rendono a dir poco avventato continuare a puntare su quest’organico così com’è.

Al Catania è bastato perdere l’aiuto della fata Rosina e vedersi costretto a ripiegare su Leto, perché si ricominciasse a soggiacere ai mali influssi di questo inizio stagione; a conferma del fatto che, dietro alcuni titolari di prim’ordine, non ci sono sostituti all’altezza. La squadra di Sannino ha preso gol nel primo tempo su rigore; e da quel momento non ha fatto un solo tiro verso la porta avversaria. Inoltre, ha perso Peruzzi per infortunio muscolare. L’ennesimo di quest’annata troppo storta per essere solo sfortunata.

La morale della favola, è quasi superfluo ripeterla: difficilmente si potrà andare molto avanti senza migliorare al più presto l’organico. Senza trovare sul mercato di gennaio qualche giocatore di sicuro rendimento. Qualche principe che ci sappia sottrarre al destino di un torneo da Cenerentola.

Sempre che li si voglia cercare, questi giocatori. E sempre che li si sappia trovare. Troppi ne abbiamo visti arrivare, negli ultimi tempi, che di regale avevano solo il costo del cartellino o dell’ingaggio. Che ci sono stati enfaticamente descritti come futuri principi rossazzurri. E che però, alla prova dei fatti, si sono purtroppo rivelati dei rospi.

Claudio Spagnolo

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