Sconfitte contro Empoli, Foggia e adesso anche Perugia. Tre indizi formano una prova: il Palermo è in crisi. Termine difficilmente utilizzabile lo scorso 2 febbraio in occasione del ko rimediato in Toscana (un passo falso, anche se pesante, può starci nell’arco di un campionato e va messo pure in preventivo) ma che adesso entra inevitabilmente nel vocabolario rosanero. Di cui, da oggi, fa parte anche la parola ritiro. Il terzo ko di fila, almeno per il momento, non determinerà clamorosi stravolgimenti (Tedino è confermato) ma la squadra nei prossimi giorni preparerà a Coccaglio la gara in programma sabato prossimo a Vercelli. Una mossa che lo stato maggiore della società ha deciso per aiutare il gruppo a ricompattarsi e ad individuare le soluzioni più efficaci per combattere questa crisi. Di risultati, soprattutto, e sancita dalla sconfitta per 1-0 subìta al Curi nel match deciso al 91’ da Di Carmine.
Per la serie: oltre il danno la beffa. Perché Di Carmine adesso sarebbe un giocatore rosanero se l’ultimo giorno della sessione invernale di mercato il pressing della dirigenza del club di viale del Fante, pronta ad investire tre milioni per aggiudicarsi le prestazioni dell’attaccante toscano, avesse sortito gli effetti sperati. Il muro eretto dal presidente Santopadre non ha consentito al ds Lupo (il cui futuro, in base ad alcuni rumors, sembra incerto) di affondare il colpo e alla fine il bomber cresciuto nella Fiorentina è rimasto a Perugia dove ha dato, sta dando e darà un contributo che, a prescindere dal gol-vittoria di oggi, avrebbe certamente fatto comodo alla formazione di Tedino. Squadra che, dopo avere chiuso con i botti il girone di andata, avrebbe dovuto mantenere un ritmo sostenuto una volta conquistata la vetta della classifica ma che invece fatica ora a ritrovarsi. Qualcosa si è rotto nei meccanismi della compagine rosanero. La macchina guidata da Tedino ha iniziato a rallentare e sul cruscotto sono comparse delle spie.
Riconducibili a cosa? Dal punto di vista delle prestazioni la squadra non è da bocciare in toto: come avvenuto lunedì con il Foggia, ad esempio, i rosa anche oggi non sono stati messi sotto sul piano del gioco e la rete del numero 10 biancorosso è arrivata in un momento in cui il match sembrava sotto controllo e ormai incanalato verso lo 0-0. Il problema, segnalato dall’atteggiamento dei giocatori in campo, più che altro è di natura mentale. Il Palermo non gioca con la mente libera e sembra avere smarrito le certezze che aveva acquisito nell’ultimo segmento del girone di andata. Porzione di campionato in cui riusciva a sfruttare con cinismo gli episodi chiave e a imporre la propria superiorità nei confronti degli avversari. Gli scenari, al di là di una classifica caratterizzata nei piani alti dalla minacciosa risalita di Bari e Cittadella, sono cambiati: i rosanero, che prima della sosta sapevano spostare dalla propria parte l’inerzia delle partite, adesso faticano a leggere gli sviluppi delle gare e non hanno più quella sicurezza con cui alla fine del 2017 hanno conquistato in serie B lo scettro del potere.
I giocatori, involuti e in affanno tranne rare eccezioni come Jajalo che è stato oggi uno dei pochi a rispondere ‘presente’ con qualche tiro insidioso dalla distanza, hanno delle responsabilità ma anche Tedino non è esente da colpe in questo momento piuttosto delicato. Alcune scelte relative all’undici iniziale effettuate in occasione della sfida odierna contro gli umbri, preceduta al Curi dalla presentazione al pubblico del neo-acquisto Diamanti svincolatosi in seguito alla risoluzione del contratto con il Palermo, meritano una riflessione. Giusto tenere tutti sulla corda e affidarsi a un po’ di turnover in vista di un ciclo di gare ravvicinate ma mischiare troppo le carte rischia di disorientare ulteriormente il gruppo. Perché, senza Coronado, preferire Murawski ad un centrocampista in forma come Gnahoré, titolare con il Foggia come il difensore Bellusci anche lui oggi escluso dalla formazione iniziale? E poi ancora: Trajkovski dietro le quinte lunedì scorso e ora di nuovo in prima fila, Szyminski spostato in difesa sul centrodestra a scapito del connazionale Dawidowicz. Mosse cervellotiche al netto della comprensibile fiducia concessa agli esperti Pomini e Rajkovic (difensore strutturato pur essendo reduce da un lunghissimo stop per infortunio) e dell’iniziale rinuncia a Nestorovski preservato a scopo precauzionale – in base alle parole pronunciate da Tedino nel pre-partita – a causa di un fastidio ad un ginocchio. Le ‘porte girevoli’ possono essere utili e mettere tutti gli effettivi nelle condizioni di sentirsi importanti ma il tecnico faccia attenzione ai delicati equilibri del collettivo evitando di snaturare l’identità di una squadra che, fino a qualche settimana fa, aveva assunto una precisa fisionomia.
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