Prima del fischio d’inizio della partita il megaschermo del Massimino trasmette l’ultimo Gran premio di motociclismo. Per guardare il giro finale – come tutto il resto dello stadio – i tifosi della curva nord danno le spalle al campo, dove le squadre si stanno riscaldando. Catania-Akragas dovrebbe essere il derby di Sicilia, ma le atmosfere del più sentito scontro col Palermo sono ben lontane. L’attenzione del pubblico etneo si sposta sul rettangolo di gioco solo dopo che Jorge Lorenzo, accompagnato da Marc Marquez, taglia comodamente il traguardo che lo incorona campione del mondo al posto di Valentino Rossi. All’ingresso in campo delle squadre dagli altoparlanti non viene diffusa nemmeno l’ormai consueta – e un po’ scaramantica – colonna sonora di incitamento. E per più di tutta la prima ora di gioco – a eccezione di due episodi gol – anche la squadra etnea non offre spunti sufficienti a convincere i propri tifosi che la gara contro l’Akragas metta in palio qualcosa in più dei tre punti, il blasone, com’è invece scontato e palpabile negli incontri coi rosanero.
Gli avversari venuti da Agrigento invece – che avevano festeggiato come storico il successo casalingo contro il Catania ottenuto in coppa Italia qualche settimana fa – vivono e giocano la partita come una grande sfida, come sulla carta viene presentato ogni derby siciliano. Organizzata e attenta, la formazione allenata dall’ex rossazzurro Nicola Legrottaglie concede pochi spazi e ancora meno tiri in porta al Catania. Il primo al 21esimo, quando Calil colpisce di testa – schiacciando il pallone in area di rigore – e impegna Vono in un maldestro tentativo di afferrare la sfera, che scivola, scappa, finisce sul piede di Falcone che la scalcia di traverso anziché indirizzarla in porta. L’attaccante mira e conclude meglio tre minuti dopo, ma trova il difensore Sabatino che sulla linea respinge il pallone al posto del portiere. A cinque minuti dall’intervallo – nei pressi dell’area di rigore – la difesa rossazzurra lascia Zibert libero di tirare. La traiettoria che il centrocampista degli agrigentini dà al pallone – potente e dritta – è accompagnata sotto l’incrocio dei pali dagli sguardi dei ventidue giocatori e degli 11506 spettatori, paganti e immobili. Poi dall’esultanza incontenibile dei 250 circa di loro che si trovano all’interno del settore ospiti.
Sotto di una rete già all’intervallo, la squadra di Pancaro rientra negli spogliatoi tra i fischi. Ma finito l’intervallo è di nuovo il tifo del Massimino – che a inizio gara applaude Legrottaglie, durante la sfida becca l’ex Capuano e fischia il terzo ex Almiron al suo ingresso in campo – ad accompagnare la reazione dei rossazzurri. «Mai un passo indietro» in curva nord, «Impavidi contro tutto e tutti» in curva sud. I messaggi scritti dai tifosi sugli striscioni, accompagnati dai loro cori, scuotono solo per qualche minuto i calciatori rossazzurri. Incassati un paio di colpi, l’Akragas reagisce prendendo – più che nella prima frazione – il controllo del gioco. Al 61esimo buona parte dello stadio torna a fischiare la squadra e Bastianoni per un controllo difettoso. Lo sforzo del Catania è solo fatica di fronte all’ordine con cui la formazione ospite difende il vantaggio. Che però vacilla al 70esimo, quando Sabatino evita per la seconda volta sulla linea – ma in sforbiciata – il possibile pareggio, proveniente da una conclusione di Scarsella alzata a campanile dalla deviazione in uscita bassa di Vono. Due minuti dopo Bastianoni salva di piede, a tu per tu, su conclusione rasoterra di Leonetti. La partita, che poteva chiudersi sullo 0-2, si accende nel finale.
La conclusione di Russotto, che costringe Vono a ricorrere ai super poteri per evitare il gol, segna l’inizio di una gara diversa per i rossazzurri. Accompagnata da un’atmosfera che stavolta ricorda davvero le vibrazioni – sugli spalti e in campo – dei derby col Palermo. Il cambio operato da Pancaro a un quarto d’ora dalla fine spinge la squadra a rischiare il tutto per tutto. Entra Plasmati, all’esordio stagionale, al posto di Scarsella. Proprio l’attaccante – nella gara del suo ritorno al Massimino, dove aveva già giocato in maglia rossazzurra – stoppa di petto il cross di Nunzella, si aggiusta il pallone e da dentro l’area spara quasi all’incrocio dei pali il gol del pareggio. Rete che in sala stampa dedicherà – tra le lacrime – al padre della sua compagna, ex calciatore del Giarre scomparso pochi giorni fa. Nei tre minuti che mancano al termine della partita il Catania continua a mostrare la forza sufficiente a fare tremare la fino ad allora incrollabile difesa dell’Akragas. Che deve appellarsi e ringraziare l’immutata durezza della traversa, che al secondo dei quattro minuti di recupero respinge lontano dall’area il colpo di testa di Calil, su cross dalla sinistra del solito Nunzella. Mentre sul contropiede seguente Bastianoni rischia di essere beffato da un pallonetto di Leonetti che – deviato da Ferrario – sfiora il palo e il gol della vittoria. Il risultato non cambia. Al termine della partita niente fischi, ma gli applausi più sonori sono quelli rivolti dai tifosi agrigentini ai propri giocatori.
Il Catania – che in settimana era stato penalizzato di altri due punti – manca il ritorno alla vittoria dopo la sconfitta esterna contro la Juve Stabia e resta in zona retrocessione. «Non abbiamo sbagliato approccio – dice a fine gara Gianvito Plasmati – ci facciamo in quattro ma abbiamo sempre bisogno del nostro pubblico, che in qualche occasione stavolta è parso indispettito». «Il pubblico di Catania lo sento mio e rimarrà nel mio cuore – dice l’allenatore ospite Legrottaglie – I miei ragazzi sono stati bravi a reggere l’urto di un campo di serie A». E sul risultato finale «se fossimo stati più cinici, nel momento in cui abbiamo avuto in mano la gara, avremmo vinto – conclude – Ma è stata una partita bella e divertente per chiunque l’abbia vista».
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