«Il cinema De Seta è il luogo delle contraddizioni culturali di questa città, anzi potrei dire che è un cadavere vivente». Andrea Inzerillo ha il tono pacato ma fermo di chi vuole segnalare ciò che non va. Lo fa proprio dal palco della sala cinematografica comunale, all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa, all’indomani dell’annullamento della rassegna Esco, che si è svolta per quattro anni allo Spasimo. A seguito della mancata approvazione del bilancio a Palazzo delle Aquile, il direttore artistico di Esco ha dovuto fare i conti con l’assenza dei fondi del Comune, necessari (per la prima volta) per la riuscita della manifestazione. Così ha convocato per domenica 9 settembre un incontro pubblico, rivolto agli operatori culturali, per discutere sulle prospettive della città.
A partire proprio dal De Seta, che ben testimonia lo stato da “vorrei ma non posso” che troppo spesso condiziona le attività palermitane. Proprio nell’anno del riconoscimento di Capitale della Cultura, insomma, sono ancora troppe le situazioni che arrancano. È il 2011 quando l’amministrazione Cammarata, in scadenza di mandato, pubblica un avviso per affidare ai privati la sala cinematografica da 480 posti che dal 2008 è pronta ma praticamente mai utilizzata. Per tutta risposta nasce una protesta cittadina che culmina nel movimento politico I cantieri che vogliamo, che ottiene l’intitolazione al noto regista e antropologo Vittorio De Seta, morto poche settimane prima. Ad aprile del 2012 la prima programmazione, poi la riapertura definitiva a dicembre dello stesso anno.
A gestire il nuovo cinema De Seta è un comitato scientifico composto da tre enti: l’Institut Francais, il Goethe Institut e la Filmoteca Regionale. Peccato che nessuna delle tre associazioni lo utilizzi appieno, anche perché nessuna di queste ha interessi esclusivamente cinematografici, se non la Filmoteca che, però, si concentra più sull’archivio che sulle proiezioni. Inizialmente fa parte del comitato anche il Centro Sperimentale di Cinematografia, che però si ritira poco dopo. A due anni di distanza da quella scelta il direttore del Centro Ivan Scinardo ne spiega i motivi. «Nessuna polemica, semplicemente non abbiamo bisogno di una sala così grande – dice Scinardo – Sostanzialmente le sale che ha il Centro Sperimentale sono sufficienti a organizzare le proiezioni, e soprattutto noi organizziamo proiezioni relative ai lavori dei nostri studenti, per cui la nostra sala da 100 posti risulta più che adeguata. Non abbiamo partecipato anche per una questione economica, abbiamo già grosse difficoltà a mantenerci, per cui abbiamo preferito rinunciare a partecipare alle spese aggiuntive per il De Seta. Lì c’erano da uscire delle quote per comprare la lampada di un proiettore, ad esempio. Qualora avessimo la necessità di utilizzare quegli spazi, seguiremo la procedura come fanno gli altri. Non abbiamo la vocazione di una sala di proiezione. Noi siamo una scuola, per cui le nostre proiezioni sono legate alle masterclass che organizziamo. Non trovo poi giusto, da direttore di sede, porsi quasi in concorrenza con le sale cinematografiche della città, che già sono in difficoltà».
Una situazione ingarbugliata, insomma, che spinge il Comune di Palermo ad offrire gratuitamente il De Seta a chiunque ne faccia richiesta. Solo che l‘affitto della sala non costa nulla ma tutto il resto si paga: operatori, luci, servizi. «Tutti i costi sono nostri» fa notare Inzerillo, che parla a nome delle tante associazioni che ogni anno scelgono di usufruire del De Seta. «Tra l’altro non ci è neanche consentito far pagare un ingresso, e se lo facciamo dobbiamo corrispondere un canone d’affitto, per cui paradossalmente rivolgerci a un cinema privato costa meno. Abbiamo tutte le difficoltà del cinema d’essai senza trarne alcun vantaggio. E ancora oggi nessuno in città sa dov’è il De Seta. Ciò si deve anche, a nostro avviso, a un’assenza di programmazione della sala. Il Comune insomma lascia fare iniziative ma senza attivamente supportarle. Per questo crediamo sia necessario uscire da una perenne gestione emergenziale della cultura».
Accuse che però l’assessore alla Cultura Andrea Cusumano respinge decisamente, anche perché il rilancio dei Cantieri Culturali alla Zisa è una delle priorità che il suo assessorato si è da sempre posto. «Per la gestione del De Seta pubblichiamo un avviso periodico, due volte l’anno, vista anche l’enorme richiesta della sala per organizzare iniziative – afferma – E abbiamo sempre scelto di favorire attività che sono ormai di tradizione in città, come il Sicilia Queer Festival e l’Efebo d’oro, che infatti partecipano regolarmente al bando. Molti di questi progetti sono poi finanziati dal Comune. Noi facciamo un avviso ricognitivo ogni sei mesi, per reperire tutte le attività da programmare nel primo e nel secondo semestre, tutte le altre date che restano libere vengono affidate a chi ne fa richiesta. Non capisco sinceramente il motivo della polemica, quasi ogni giorno c’è qualcosa da vedere al De Seta».
Resta il fatto che non esiste al momento un sito, o una pagina, dove si può trovare l’elenco delle proiezioni previste. In tanti, infatti, si affidano alle singole associazioni per sapere cosa c’è da vedere nell‘unico cinema comunale della città. «C’è la pagina di Palermo Capitale della Cultura – obietta Cusumano – dove se ci sono proiezioni al De Seta queste vengono inserite». Se gli si fa notare che comunque non è una pagina ad hoc, e che in ogni caso è nata quest’anno e che non verrà neanche confermata, l’assessore risponde che «certo, si può fare una pagina unica per il De Seta. Stiamo lavorando a un portale unico – aggiunge ancora Cusumano – e a un bando per la gestione di una biglietteria integrata. Insomma, si sono fatti diversi passi in avanti. Il Comune non è un ente gestore, lo voglio ricordare, se si vuole una programmazione unica allora ci vuole il direttore artistico. Ma mi pare che in questo modo si riesce a fare lavorare tutti. Anticipo poi che dal prossimo anno si potrà fare sbigliettamento».
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