Al centro Zo, luogo del raduno generale del PD catanese, la disperazione è tale che molti politici disertano l’appuntamento. Restano solo il rammarico e i buoni propositi per un pronto riscatto.
Il parcheggio del centro Zo oggi è vuoto, come in una normale giornata domenicale senza serate. Il tanto sospirato ‘recupero’ invocato da Veltroni alla fine non c’è stato. E con lui se ne sono andati anche i rappresentati del PD catanese. Qualcuno direttamente non viene, qualcun altro se ne va sconsolato.
Alla fine rimane solo qualche elettore, che passa, guarda e se ne va. “Siamo delusi. Non ci aspettavamo questa sconfitta così larga, soprattutto speravamo in quelle regioni che all’inizio erano date in bilico” è la frase ripetuta da tutti. “Non so cosa dirti, vorrei solo piangere”, è la visione sconsolata di una giovane sostenitrice del PD, Cinzia Bisicchia. “In Veltroni avevo visto l’opportunità di un rinnovamento, evidentemente alla maggior parte dell’Italia non interessa cambiare” conclude.
Archiviata la sconfitta, ora si passa alla ricostruzione. Parola obbligata, dopo questa débâcle, come sottolinea Rosario D’Agata, capogruppo “verso il PD” al consiglio comunale di Catania: “Dobbiamo riorganizzarci, essere più presenti nel territorio, capire i problemi della gente”. Sulla motivazione della sconfitta, D’Agata analizza così: “Gli elettori ci hanno identificato con il governo Prodi, non siamo riusciti a far capire che la nostra politica è completamente diversa da quella vista durante l’ultimo governo, che era schiava della sinistra radicale”.
Permane comunque una linea di rottura con la Sinistra Arcobaleno, ormai percepita troppo distante, sia dai politici che dai simpatizzanti. “Io credo che sia stato giusto distaccarci” – dice Sergio Cosentino, consigliere circoscrizionale alla terza municipalità di Catania – “alla fine gli operai e i precari, le fasce sociali a cui si rivolgevano, non hanno voluto appoggiarli. Questo perché gli elettori vogliono essere rappresentati da chi gli dà stabilità e certezze”.
“Quindi” – conclude Cosentino – “se vogliono approvare le nostre politiche e venire con noi, saremo certamente favorevoli. Ma una coalizione con loro non porterebbe a niente”.
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