«Marco non è un mostro e il Licata Calcio non è Al Qaeda o la Sacra Corona Unita. Il calciatore è condannabile, ma il ragazzo è da recuperare. Sappiamo la persona perbene che è Civilleri, dunque non lo abbandoneremo a se stesso. Dirgli “Prenditi la borsa e vattene” non sarebbe il percorso giusto». Il presidente del Licata, Danilo Scimonelli, commenta così a MeridioNews il provvedimento con il quale il questore di Agrigento, Maurizio Auriemma, ha disposto il Daspo per un anno per Marco Civilleri, centrocampista della squadra gialloblu.
Il calciatore, nel corso della gara con il Canicattì, si è scagliato contro un calciatore della squadra avversaria rifilandogli un pugno e, a gioco fermo, con un calcio al volto. «Un paio di minuti prima del fattaccio – continua Scimonelli spiegando tutto l’episodio – Vito Lupo (il giocatore del Canicattì) è rimasto a terra e Peppe Pira ha buttato il pallone fuori. Dopo è stato Pira a cadere per un colpo alla gola che gli ha fatto perdere anche i sensi. Lupo non se n’è accorto, credo alla sua buona fede, ed è andato avanti a giocare, nonostante i nostri gli dicessero di mettere palla fuori. A Civilleri è partita la brocca, ha fatto un fallaccio sull’avversario, scalciandolo anche da terra».
Lo stesso numero uno della squadra gialloblu condanna il gesto commesso dal proprio calciatore: «Indubbiamente Marco ha sbagliato, ha fatto una cosa inqualificabile ma è stato il primo a chiedere scusa sia con un post su Facebook, sia privatamente a Lupo. Ha chiesto scusa anche alla società. Ha fatto qualcosa che non dovrà più rifare nella sua vita, una cazzata che pagherà caramente». Civilleri è descritto da tutti come una persona tranquilla e perbene: «È ragazzo tranquillo – spiega ancora Scimonelli – una persona squisita, non è un mostro né un terrorista. È un bravo ragazzo che ha avuto il sangue agli occhi per cinque minuti. E intanto – continua – adesso sta pagando con la sua coscienza e con la vergogna».
Il patron gialloblu, però, nega atteggiamenti provocatori nei confronti dei tifosi del Canicattì: «Era un derby molto sentito, sicuramente i tifosi non ci hanno accolto tra gli applausi o con la ola e finché si resta a sfottò o con qualche piccolo insulto va anche bene. Da parte del nostro calciatore, però, non ho visto atteggiamenti provocatori né insulti».
Colto di sorpresa anche il club, che non si aspettava il Daspo: «Il provvedimento è stato rapidissimo. Immaginavamo una squalifica molto pesante, ma non un provvedimento penale come il Daspo. Ciò che ha fatto resta comunque deprecabile». Adesso, bisogna capire come reagirà la società a questo tipo di sanzione: «Dobbiamo riunirci con il nostro ufficio legale, parlandone anche con Marco se vorrà prendere un avvocato personale. Sulla squalifica valuteremo». Una provocazione, infine, il presidente la lancia nei confronti della direzione arbitrale: «Pira è rimasto per un po’ a terra senza respirare, facendoci spaventare. Se l’arbitro avesse fermato il gioco – conclude Scimonelli – non si sarebbe scatenato tutto questo casino».
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