“Dance Attack”, Catania in prima pagina

Sono le 11:17 quando l’Ansa diffonde la notizia che ben cento dei mille ballerini attesi per la manifestazione “Dance Attack” non si esibiranno nel pomeriggio in piazza Palestro a Catania. La motivazione? I genitori non avrebbero gradito il messaggio antimafioso dell’evento organizzato dal Teatro Massimo Bellini. Secondo le dichiarazioni del sovrintendente dell’Ente, Antonio Fiumefreddo, tutto sarebbe avvenuto al momento della distribuzione delle sgargianti t-shirt verdi recanti il logo della manifestazione “Arte (contro cosa) nostra”, ideato dal pubblicitario Lorenzo Guarnera e presentato alla stampa martedì scorso.

A spiegare, in lacrime, il perché della rinuncia sarebbero stati alcuni dei ragazzi stessi tutti appartenenti a una delle 24 scuole di danza di Catania e provincia invitate a partecipare. La scuola, di cui non è stato reso noto il nome, si trova fra San Cristoforo, Angeli Custodi, Via Aurora, proprio l’area di piazza Palestro.

Immediate le reazioni di politici e rappresentanti della società civile. Tra i partecipanti alla manifestazione, il questore Michele Capomacchina dichiara: «Chi non c’era, per qualsiasi motivo, ha perso un’ottima occasione». Il presidente della provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, ha descritto l’accaduto come «un atto molto grave che ci porta indietro nel tempo» e il sindaco Raffaele Stancanelli lo ritiene una spia di «quanto si debba ancora lavorare per diffondere la cultura della legalità». Messaggi simili nei toni e nel contenuto sono giunti anche da Enzo Bianco, senatore del Pd, e dal presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello che reputa l’accaduto «gravissimo anche per il numero dei giovani che non hanno partecipato».

Il presidente della Regione Raffaele Lombardo si spinge più in là, affiancando alla mera condanna un’analisi dei motivi che avrebbero spinto al divieto i genitori: «Non possiamo scandalizzarci se nelle periferie delle grandi aree metropolitane registriamo come in questo caso alcune deboli resistenze attorno a iniziative tanto impegnative sul piano culturale. Non possiamo condividere e dobbiamo certamente condannare. Ma abbiamo anche il dovere di comprendere le dimensioni e le ragioni di questo malessere, per intervenire con politiche concrete e incisive».

Mentre su agenzie, radio e tv scattava la girandola di reazioni, l’ex assessore Fiumefreddo invitava (a mezzo stampa) i ballerini in piazza a dedicare la loro performance ai cento coetanei esclusi. «Rispetto ai tempi in cui in piazza non scendeva nessuno registriamo che oggi sono solo in cento a restare a casa, e per giunta costretti. Una svolta storica» ha dichiarato il sovrintendente del Teatro Massimo Bellini. Una defezione che ha fatto indignare tutta Italia, ma che non ha minimamente intaccato l’entusiasmo del gruppo.

Circa 900 ballerini si sono esibiti per ben tre ore senza sosta in una piazza Palestro abbastanza coinvolta. Duemila le presenze, tra danzatori e cittadini, secondo le stime del sovrintendente. Decisamente un po’ meno verso fine serata, ma questo prova la riuscita dell’happening: stanchi ma soddisfatti i ragazzi, stanchi gli spettatori che li hanno seguiti ad oltranza, improvvisando passi di danza ai due lati della piazza. Soddisfatti anche gli organizzatori e la madrina, Martina Colombari, che si dice contentissima della «grande partecipazione dei giovani» e spera «che serva a smuovere le coscienze di chi è ancora asservito o teme Cosa Nostra».

Salti, piroette, coreografie coinvolgenti e, come se non bastasse, corsa finale verso Piazza Teatro Massimo. Corsa che, sarà anche «facile, tanto è sempre dritto!», come ha urlato la ballerina Giusy Vittorino, coordinatrice delle scuole e incitatrice dei ragazzi. Alle 20 i ragazzi, giunti di fronte al Teatro Massimo, hanno continuato la performance sul palco, per poi assistere al balletto “Sinfonia eroica”. In piazza Palestro quindi sembra non essere arrivata la nube delle assenze: molti dei giovani ballerini non ne sapevano nulla, così come alcuni spettatori. Lì si ballava per l’antimafia: le agenzie, i giornali e il televideo possono aspettare.

Carmen Valisano

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