In cucina tutti gli chef sono siciliani – quindi non può permettersi di sbagliare – e
nelle dispense si trovano solo materie prime provenienti dall’Isola.
Chi vuole assaggiare i suoi piatti, però, deve volare a New York. È lì, infatti, che lo
chef catanese Philip Guardione gestisce tre locali della catena siciliana Piccola
cucina: un’osteria, un’enoteca e l’Estiatorio siciliano con cui ha voluto riprendere
l’idea del mercato del pesce catanese «perché unisco la tradizione della cucina di
pesce siciliana con quella greca e del Mediterraneo» racconta a MeridioNews.
Philip scopre da piccolissimo la passione per la cucina. «Da bambino mi piaceva
guardare mia nonna cucinare i piatti della tradizione siciliana», ricorda. Frequenta
l’istituto Alberghiero di Giarre e prima ancora di completare gli studi decide di fare
diverse esperienze di lavoro all’estero. Va in Svizzera, poi in Francia e a 24 anni, per
la prima volta, negli Stati Uniti. «Ho conosciuto tanti tipi di cucina – continua lo
l’executive chef della catena -, ma nei mie ristoranti faccio solo cucina siciliana
perché è quella che amo che conosco nel profondo e quella che voglio far conoscere
all’estero».
Guardione racconta che la cucina isolana è molto amata all’estero
«soprattutto l’arancino che è il piatto più conosciuto», aggiunge, e che lui ripropone
«sempre in modo autentico e nel rispetto delle tradizioni e dei prodotti».
Nella Grande Mela, però, lo chef è noto soprattutto per le sue maratone: prima
l’Arancino day e poi la Giornata del cannolo, alla fine del mese di aprile. «Il Cannolo day è una ricorrenza che ho voluto anche qui a New York perché gli americani
adorano questo dolce – spiega Guardione -. Per tutta la giornata abbiamo offerto
cannoli a tutti i nostri clienti, 24 ore no stop».
Il cuoco catanese, sbarcato negli States, pensava di fermarsi solo qualche mese
oltreoceano. «Poi sono rimasto – racconta – vivo qui da 12 anni. Mi sono
buttato, ho rischiato e dopo anni di sacrifici e di duro lavoro ho iniziato a vedere i
risultati». Il piatto che gli ricorda di più la Sicilia è la pasta alla norma che da piccolo
mangiava in casa e che ancora oggi, quasi 40enne potrebbe mangiare «tutti i
giorni perché mi fa sentire a casa», confida.
Tra i suoi progetti quello di tornare in
Italia «per aprire una Piccola cucina by Philip anche nella mia terra – spiega lo
chef – Ai giovani Italiani dico che in Italia come all’estero nessuno ti regala nulla e si deve
lavorare duramente per ottenere dei risultati. Qui quando
arrivi ti senti solo in mezzo a una jungla perché tutti i tuoi affetti più cari sono
dall’altra parte dell’oceano, ma la passione per il tuo lavoro ti salva».
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