Dalla Svimez il de profundis del Sud. Cei: “Diventi questione nazionale”

BOLLETTINO DA GUERRA DELLA SVIMEZ SULL’ECONOMIA DEL SUD

Fiscalità di vantaggio, rilancio degli investimenti, una politica industriale specifica per il Sud. Sono alcune delle proposte che la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) torna a proporre, come fa da diversi anni, nel Rapporto 2014 sull’economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma.

Ogni anno lo stesso allarme. Anzi, all’incirca ogni sei mesi, come potete vedere dagli articoli in allegato. Allarme che, i politici, nel giorno delle pubblicazioni dei report, commentano con ardore.  Salvo poi dimenticare tutto.

Il quadro tracciato dalla Svimez, così come quello tracciato ieri dalla Fondazione Curella e dal Diste,  è sempre più funereo: “Il  Sud sara’ interessato nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili”. Secondo le stime dell’Istituto, nel Mezzogiorno i decessi, infatti, hanno superato le nascite e l’emigrazione è in costante crescita. “Un fenomeno cosi’ grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioe’ alla fine di due guerre, la terza guerra d’Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. I nati sono al minimo storico ovvero 177mila, il numero piu’ basso dal 1861. Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud al Centro-Nord circa 2,3 milioni di persone.

Bollettino da guerra sul fronte dell’occupazione: tra il  2008 ed il 2013 delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno, più della metà insomma. 

“Nel solo 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. La nuova flessione,- si legge nel rapporto-  riporta il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello piu’ basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati.

L’unica cosa che cresce, a parte l’emigrazione, è la povertà:

“Nel periodo 2007-2013 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo, da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), cioe’ il 40% in piu’ solo nell’ultimo anno. Nel 2012 il 9,5% delle famiglie meridionali,  piu’ del doppio del Centro-Nord, guadagna meno di mille euro al mese”.

“Di fronte all’emergenza sociale con il crollo occupazionale (a 5,8 milioni, il livello piu’ basso dal 1977) e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve – afferma la Svimez – una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema” e un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttive di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di “primo intervento”: “rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un’ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale”.

Allarme che, lo ripetiamo, gli analisti della Svimez, lanciano  da anni. E che è rimasto inascoltato.

Oggi a Roma, alla presentazione del rapporto, c’era anche i sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla coesione territoriale Graziano Delrio: “Per il Sud dobbiamo fare le stesse cose che la Germania ha fatto per le regioni dell’ex Ddr dopo il crollo del muro. Il Governo – ha aggiunto – e’ sostenitore della necessita’ di una grande azione per portare nella politica del Mezzogiorno le politiche europee di inclusione e sostenibilita’. E per questo servono grandi investimenti Pubblici   da tenere fuori dal patto di stabilità”.

Abbiamo già sentito parole simili. Che non sono mai tradotte in fatti. E, finora, il Governo Renzi, non ha fatto nulla che possa fare pensare ad una inversione di tendenza.

Una situazione drammatica per il Meridione, sulla quale fa sentire la sua voce anche la Cei:

“La questione del Mezzogiorno venga posta al centro dell’attenzione ‘come grande questione nazionale'”dice  monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che ha firmato la prefazione al “Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno”. Un rapporto, quello dell’istituto di ricerca che, secondo Galantino  “ancora una volta mette in evidenza come dopo 50 anni il nostro Paese sia profondamente diviso, una divisione che penalizza tutto il Paese, non solo il Mezzogiorno”.

Ma, soprattutto- a giudicare dai numeri-  il Mezzogiorno.

Si fanno sentire anche le voci dell’opposizione: “Il rapporto Svimez e’ come sempre un appuntamento tanto interessante quanto drammatico visto che i dati sul Mezzogiorno continuano ad essere in caduta libera”. E’ il commento del senatore Antonio Scavone, vicepresidente vicario del gruppo Grandi Autonomie e Libertà. “Quest’anno l’aspetto che piu’ sconvolge e’ il rischio di desertificazione che si fa sempre piu’ concreto – aggiunge – nel 2013, infatti, al Sud i decessi hanno superato le nascite. “Il sottosegretario Delrio ha detto che i finanziamenti per il Sud ci sono, bene. Il governo allora inizi ad investire perche’, non so se se ne sono accorti, il tempo stringe”.

Di un “Sud diffamato e spogliato”, ha parlato  Nichi Vendola, governatore della Puglia. “C’e’ una diffamazione costante del Sud – ha detto a margine del convegno Svimez – la mia Regione e’ la migliore per performance di spesa comunitaria, tra le tre peggiori c’e’ il Piemonte. La verita’ e’ che i trasferimenti dello Stato verso il Sud sono andati a diminuire e i fondi strutturali che dovevano essere aggiuntivi hanno finito per surrogare i mancati trasferimenti dello Stato”.

Una verità quella di Vendola, ampiamente dimostrata dalla Svimez, che numeri alla mano, ha illustrato  come lo Stato abbia  da tempo smesso di investire al Sud , che i meridionali pagano più tasse, che la spesa straordinaria ha finito col sostituire quella ordinaria, che il Meridione, in buonsa sostanza, è un condannato a morte. (Potete leggere le analisi in questo articolo, TUTTE LE BUGIE SUL SUD ITALIA e negli articoli  più recenti in allegato).

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Antonella Sferrazza

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