«Mi hanno definito ristoratore, ma io sono semplicemente un uomo che sta assecondando la sua passione, quella per la cucina». Con lo spirito di un artigiano e la modestia che involontariamente lascia trasparire in ogni passaggio del suo racconto, per Francesco Barletta, 40enne originario di Aci Catena, in provincia di Catania, è iniziata una nuova vita. Che, probabilmente, è quella a cui guardava con piacere mentre, anni fa, nella cucina di casa sua candiva cassatelle e paste di mandorla o farciva i suoi cannoli, preparati con l’entusiasmo di chi, ghiotto di dolci, ama le specialità culinarie della sua terra.
Per anni, Barletta si è dilettato a comporre, sperimentando, tra i fogli delle ricette, la sua verve creativa. Quello che in Sicilia era stato soltanto un hobby si è trasformato in lavoro in Bulgaria, dove l’uomo vive da anni e dove lunedì scorso ha dato inizio alla nuova gestione del Ciccio sicilian urban food. «Si trova a Sofia, nella capitale, e finora è stato un locale per clienti affezionati – spiega Barletta a MeridioNews – Negli ultimi giorni, però, tante altre persone a cui piace tantissimo la cucina italiana. Usiamo materie prime di quali che provengono dall’Italia e le specialità siciliane sono molto apprezzate».
Non soltanto primi piatti, pasta, pizze e pietanze da classico menu all’italiana, Barletta nella capitale bulgara ha esportato anche i piatti casarecci siciliani. «Broccoli affogati, caponatina, arancini, cipolline, cassate e cannoli: abbiamo fatto conoscere non soltanto le nostre ricette, ma anche i nostri prodotti – racconta – I bulgari conoscono pure la pizza, ma gli ingredienti e le composizioni con cui la fanno sono completamente diversi. La cosa che contraddistingue il locale è il tocco siculo che ho deciso di dare anche all’estetica». Dall’ingresso si possono intravedere, oltre a una vetrina in cui vengono esposti dolci sempre freschi, anche pupi, carretti siciliani, teste di Moro. «Pezzi di quella Sicilia che tanto mi manca, ma dove al momento non voglio tornare, perché – ammette – qui ho avuto la fortuna e la possibilità che la mia terra non mi ha dato».
La scelta della Bulgaria non è stata casuale. Nel 2010, dopo aver familiarizzato con la comunità bulgara che si era trasferita ad Aci Catena, Barletta parte per la prima volta per il paese dell’Est. «Sono arrivato a Bansko, cittadina di montagna distante 250 chilometri da Sofia – dice – Da quel momento, mi sono innamorato di quell’ambiente naturale e per tanto tempo ho fatto spola tra Aci Catena e questo paradiso della Bulgaria». Passa qualche anno e, nel 2015, complice anche qualche ristrettezza economica, Barletta decide di lasciare l’Italia. «Un amico che abitava a Sofia mi disse che cercavano personale in un call center e accettai – continua Barletta -. Certo, mi sono dovuto un po’ ambientare, ma con lo stipendio da operatore si vive bene». Nel frattempo, però, non ha mai accantonato la passione per la cucina, e in particolare dei dolci. Fino alla svolta che gli ha permesso di trasformare la sua passione in un lavoro.
«In tanti mi chiedevano di aprire un’attività tutta mia, ma non mi sentivo ancora pronto – prosegue – Un giorno, un amico mi ha indicato il locale di Ciccio, un siciliano che viveva qui. Lui mi ha insegnato tanti segreti della cucina – aggiunge – Qualche mese fa, per motivi familiari, ha dovuto lasciare la Bulgaria, così ha pensato che fossi pronto a guidare questa attività». Da tre mesi Barletta ha lasciato definitivamente il lavoro al call center per dedicarsi interamente e in maniera professionale al locale che guida con entusiasmo. Tra una portata e l’altra, Barletta fa sapere di essere alla ricerca di una figura per ampliare il personale. La Sicilia? Può aspettare. «Certo, lo stipendio non è come in Italia, ma tutto è proporzionato al tenore di vita – conclude – Sono davvero contento di ciò che faccio. Continuo a perfezionarmi, anche se ho imparato tanto: di certo, un mestiere non si può inventare da un momento all’altro solo con la scusa di scommettersi. La mia terra mi manca tantissimo, così come i miei parenti: sarei dovuto tornare due anni fa, ma poi è scoppiata la pandemia. Per adesso sono qui, dove – conclude – ho potuto realizzare un sogno».
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