Cosa vuol dire vivere in zone di perenne trincea, dove la guerra e la militarizzazione del territorio sono il pane quotidiano? A questa domanda prova a rispondere l’organizzazione non governativa CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud – che nell’ambito delle sue attività in Palestina presenta oggi a Palermo, alle ore 17 e presso la sede della Consulta delle Culture del Comune di Palermo (angolo via Alloro), il libro Essere bambini a Gaza: il trauma infinito. Un volume che si basa sulle esperienze in prima persona dell’autrice Maria Patrizia Salatiello, neuropsichiatra infantile e psicoanalista nonché consulente del Ciss.
Un saggio scientifico che analizza le conseguenze che i traumi di guerra hanno sulla vita emotiva dei bambini in generale e sui bambini di Gaza in particolare. Veri e propri shock, classificati come PTSD/ Post Traumatic Stress Desorder, che si riscontrano in tutte le fasce di età di chi vive a stretto contatto con conflitti e territori a cui, nel nome della sicurezza, viene requisito ogni residuo di libertà. Di solito nella PTSD un trauma ha una precisa posizione spazio-temporale, si verifica in un luogo specifico e ha inizio e fine. A Gaza, con l’occupazione e l’assedio quotidiano, il trauma è costantemente riacceso. Ciò comporta sintomi molto diffusi come difficoltà ad addormentarsi, incubi, attacchi di panico, paura del buio, rifiuto del cibo, aumento dell’aggressività.
«La costante deprivazione e il regime di costante controllo a Gaza – spiega Pasqua de Candia, che fa parte dell’ong con sede a Palermo – fa sì che il rinnovo dei traumi sia pressoché quotidiano. A ciò si aggiunga il fatto che la popolazione è molto giovane». Come riporta il Ciss, a Gaza il 56% della popolazione è composta da bambini e adolescenti. Studi condotti da agenzie ONU dopo le operazioni militari israeliane – Piombo fuso 2008/2009, Colonna di Difesa 2012, Margine Protettivo 2014 – indicano che più dei due terzi dei minori manifesta traumi e alti livelli di stress.
Da parte propria il CISS dal 1998 si occupa di protezione dell’infanzia con progetti specifici nella Striscia di Gaza. In particolare dal 2009 – dopo la prima operazione militare israeliana, denominata Piombo fuso – interviene in maniera sistemica su programmi di supporto psicosociale per minori e adolescenti con una equipe di animatori, assistenti sociali, psicologi e tutor.
«Lavoriamo sia sul trauma – spiega ancora l’operatrice dell’ong – che sull’idea di società che sta crescendo a Gaza. Proviamo a portare modelli positivi lavorando sugli scambi, per far percepire ai bambini palestinesi modelli diversi, modalità di vita diversa per rafforzarli e aiutarli a liberarsi dall’ansia. Utilizzando spesso tecniche di gioco, ad esempio, per far emergere il negativo». E mentre all’incontro di oggi saranno presenti, tra gli altri, il sindaco Leoluca Orlando e la giurista esperta di diritto internazionale Grazia Careccia, ci si chiede come si può contribuire da Palermo. «Già informare e sensibilizzare è importante – afferma Pasqua de Candia. Sostenere attività del genere è importante. Devo dire che a luglio abbiamo organizzato un summer camp per i bambini palestinesi, e c’è stata una bellissima mobilitazione di associazioni e singoli. Noi – prosegue l’operatrice del Ciss – lanciamo anche raccolte fondi per la formazione professionale di specialisti, o per la costruzione di ulteriori ludoteche da costruire insieme ai bambini e alle loro famiglie, per spazi da considerare propri e sicuri. In modo da ricostruire anche i rapporti e le relazioni: se tutto crolla tutto diventa difficile da gestire. La nostra idea è che non si può solo chiedere di resistere a queste popolazioni ma di vivere il proprio futuro».
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