INVITIAMO TUTTI I NOSTRI LETTORI A FIRMARE PER ABOLIRE IL PRODOTTO AVVELENATO DI UN TRATTATO INTERNAZIONALE TRUFFALDINO E ANTIDEMOCRATICO: IL FISCAL COMPACT. L’OPPORTUNITA’ PER DARE UN CALCIO NEL CULO ALLA PIU’ GRANDE ASSURDITA’ VOLUTA DAL GOVERNO MONTI
Dal 3 luglio prossimo avrà inizio la raccolta delle firme per la proposta di iniziativa popolare tesa ad abolire l’obbligo del pareggio del bilancio dello Stato. Obbligo introdotto stupidamente in fondo all’articolo 81 della Carta costituzionale su proposta del Governo Monti, a seguito dell’insistito suggerimento della cancelliera tedesca Angela Merkel.
L’iniziativa mira a demolire l’assurda impalcatura economico finanziaria imposta dall’Europa delle banche e della finanza truffaldina. La proposta è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati e prevede la raccolta di 500 mila firme entro il 30 settembre prossimo. Firme necessarie per potere votare entro la primavera del 2015.
Nella circostanza è apparsa assai significativa la presenza, tra i sedici promotori, del segretario confederale Danilo Barbi, il quale nella segreteria confederale della Cgil si occupa di politiche macroeconomiche. Gli altri promotori presenti sono Giorgio Airaudo, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre, Giuseppe De Cristofaro, Stefano Fassina, Alfiero Grandi, Miguel Gotor, Giulio Marcon, Gennaro Migliore e Gianfranco Turci. Tutti rappresentanti delle varie componenti della sinistra, tranne i renziani, i grillini e, manco a dirlo, quelli del centro e della destra.
Fatta eccezione per il professore Mario Baldassarri che quando era in Parlamento – da docente di economia quale è, e perciò da competente – non aveva votato né la modifica all’articolo 81 della Costituzione, né l’adesione al Fiscal compact.
A illustrare la proposta di referendum è stato l’economista Gustavo Piga, il quale ha richiamato i pronunciamenti che sul tema sono venuti dai premi Nobel per l’Economia, Joseph Stiglitz e Paul Krugman. Questi hanno definito la strategia economica dell’austerità ottusa”, una strategia “che ha reso impensabile ogni politica industriale necessaria nella fase di crisi.
Gustavo Piga ha rincarato la dose, rivolgendosi al premier Matteo Renzi:
Non è sufficiente puntare su un Fiscal compact più flessibile attraverso furbizie sulla punteggiatura da applicare agli accordi, occorre rivoluzionare tutta l’impostazione generale alla cosiddetta politica del rigore o dell’austerità.
Di rilievo anche l’osservazione di Paolo De Joanna, consigliere di Stato, che ha notato come questa politica dell’austerità ha procurato in Italia, nel corso del 2013, il crollo degli investimenti pubblici, in un clima da embargo intellettuale, per avere esautorato le prerogative dei Parlamenti nazionali, ridotti ad organi di ratifica di scelte assunte altrove. Spesso in antitesi ai principi fissati nelle Costituzioni.
Dal resoconto di Formiche traiamo ancora due interessanti interventi. Uno dell’esperto di microcredito Leonardo Becchetti, che immagina un’Europa che purtroppo non c’è: Vorrei un’Europa in cui, come avviene negli Stati Uniti, un cittadino di Berlino fa credito al connazionale di Atene facendo in modo che il secondo non continui ad indebitarsi. L’altro, del professore Mario Baldassarri che, su l’attuale condizione europea e sulla sua conduzione, rileva che se un accordo intergovernativo o i trattati costitutivi dell’Unione monetaria contraddicono tutte le teorie economiche e falliscono alla prova dell’esperienza, allora vanno cambiati.
Come è di tutta evidenza l’iniziativa assunta dal comitato promotore è di sicuro rilevo e va sostenuta senza esitazione. Per quel che ci riguarda facciamo appello a tutti i nostri lettori a sottoscrivere presto il testo del referendum abrogativo della norma costituzionale e del Fiscal compact. Ma al contempo rivolgiamo una sollecitazione a tutte le associazioni, tutti i gruppi d’interesse presenti sul territorio ad attivarsi, specie nel periodo estivo nel quale l’attenzione della pubblica opinione è magari distratta dal clima delle vacanze, affinché vengano raccolte quante più firme è possibile per raggiungere al più presto il numero prescritto e magari oltre. E’ vero che le distrazioni della bella stagione non coinvolgono tutti, ma è pur vero che moltissimi comunque lo sono.
In conclusione, una sola osservazione. Non comprendiamo la ragione che ha indotto le altre organizzazioni sindacali a non aderire all’iniziativa. Non ci vengano a dire che ha carattere politico, perché noi riteniamo che le conseguenze del Fiscal compact e l’obbligo di assicurare le entrate sufficienti a garantire il pareggio di bilancio non incidano nelle tasche dei lavoratori.
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