In cima alla «strada del bosco», dopo aver scartato buche e avvallamenti, il silenzio accoglie i turisti al museo di Aidone, dove quattro anni fa è stata trasferita la Dea di Morgantina, pezzo pregiato tra i reperti della Magna Grecia. Sono pochi a venire fin quassù, quelli che hanno pagato un biglietto sono passati dai 21mila circa del 2011 si è passati a 4mila del 2014, un crollo netto dell’80 per cento.
La Dea, chiamata anche Venere, si trova nel cuore della Sicilia dal 17 maggio 2011, tornata nella sua casa, dopo circa 30 anni di esilio. A restituirla il Paul Getty Museum di Los Angeles che l’acquistò per 18 milioni di dollari, nel 1986, dalla società londinese Robing Symes. A Londra era arrivata all’inizio degli anni 80, comprata dal ricettatore ticinese Renzo Canavesi, condannato nel 2011, ormai ottantenne, dal Tribunale di Enna a due anni di reclusione e al pagamento di 40 miliardi delle vecchie lire. Una vera e propria odissea quella che ha dovuto affrontare la Dea per ritornare alla sua Itaca. Tante le battaglie e le proteste per riportarla a casa.
Da allora sono passati quattro anni. Sembrava che le sorti del flusso turistico del centro della Sicilia dovessero cambiare, la Regione si dichiarava pronta per attuare un piano che migliorasse le infrastrutture e tutti i collegamenti con le province interne; «oggi si celebra la rivincita del territorio più povero d’Italia», affermava trionfante il sindaco aidonese di allora, Filippo Ganci. Per la Dea, sistemata in una stanza del museo a lei totalmente riservata, si ipotizzava l’ingresso di 20, massimo 25 persone per volta, per poterla ammirare ed apprezzare nella ricercatezza e maestosità delle sue forme. Una statua di 2 metri e 20 centimetri che molti speravano avrebbe raggiunto i 400mila visitatori annui, gli stessi che poteva vantare al Paul Getty Museum. L’idea di base era quella di valorizzare tre siti molto importanti dell’entroterra: il museo di Aidone con la sua Dea, il sito archeologico di Morgantina e la Villa Romana del Casale a Piazza Armerina e, proprio in virtù di questo, a novembre del 2013, viene istituito un biglietto unico (obbligatorio), al prezzo di 14 euro, che nell’arco di tre giorni dà la possibilità di visitare i mosaici, fare visita alla Dea e passare per gli scavi di Morgantina.
A quattro anni dal grande ritorno, qual è la situazione? Per quanto riguarda le strade, nulla è stato fatto: quella che collega Piazza Armerina ad Aidone, la strada statale 288, non è sicuramente una via che conduce ad una divinità. Manto stradale dissestato con molte buche e avvallamenti, guard rail pochi e vecchi, barriere new jersey disseminate per tutta la strada, mancanza di segnaletica stradale a terra, strisce di corsia e ai margini assenti. Una strada stretta al punto tale che se due mezzi pesanti dovessero incrociarsi il passaggio risulterebbe molto difficoltoso.
È sabato mattina e davanti all’ex convento dei Cappuccini, sede del museo archeologico di Aidone dal 1984, regna un silenzio inatteso. Nessuno a fare la fila per comprare il biglietto che conduce alla Dea. L’impiegata preposta alla biglietteria dice di non essere autorizzata a rilasciare informazioni. Molta più fortuna al bar di fronte al museo, un delizioso angolo di paradiso pieno di prelibatezze. Il percorso che conduce alla Dea? «Le strade le devono sistemare per chi ogni giorno le attraversa – afferma uno dei proprietari -, non per i turisti. Difficile che loro si lamentino, anzi trovano affascinante quella che loro definiscono la strada in mezzo al bosco. Manca la manutenzione, noi non pretendiamo certo un’autostrada, ma una strada in sicurezza sì». Sull’ammontare del numero dei turisti provvede subito l’altro proprietario a rispondere: «Ieri, un po’ per noia, ho deciso di contarli: sono stati 11, per lo più coppie o persone delle vicinanze che accompagnano amici in visita. Di gruppi organizzati non se ne vedono, gli stranieri che vengono lo fanno di propria iniziativa, arrivano a Catania e decidono di affittare un’auto per addentrarsi da queste parti. Ma sono pochi, molto pochi».
Dalla chiacchierata emerge che i turisti del 2015 sono decisamente meno del 2014. «Non sappiamo per quale motivo, forse perché mancano gli Acroliti o perché il biglietto cumulativo, che ora non è più obbligatorio, non viene abbastanza pubblicizzato, facendo perdere al museo di Aidone una importante fetta di turismo». Dati alla mano si è passati da un totale di 48.889 visitatori nel 2011 (di cui 21.883 paganti e 27.006 gratuiti) per un introito di 115mila euro a 22.119 nel 2014 (di cui appena 4.816 paganti e 17.303 gratuiti), con un incasso di 40mila euro. I paganti sono diminuiti in quattro anni del 78 per cento, più che dimezzato il numero totale. Qualcosa non torna se per quanto riguarda la Villa Romana del Casale il numero dei visitatori paganti va dai 154.285 del 2011 ai 202.656 del 2014. A oggi, ciò che risulta tristemente evidente, è che la scommessa sulla Dea di Morgantina è stata miseramente persa. È come se la Dea rappresentasse la metafora del figlio del sud, che va lontano da casa per trovare un futuro migliore e che non deve mai guardarsi indietro per non tradire la propria fortuna.
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