Dablis, anche i sordi possono imparare una lingua Il progetto di un 22enne non udente di Trapani

Permettere anche a chi non sente di imparare una lingua. È l’idea che ha portato un giovane neolaureato trapanese, Alessandro Abbate, a vincere lo speaker contest di TEDx Luiss, l’evento organizzato nell’ateneo privato romano che permette alle menti più brillanti di poter far conoscere le proprie idee. Il progetto si chiama Dablis (Dispositivo, Apprendimento, Bilinguismo, Lingua dei Segni Italiana) ed è un dispositivo che ha l’obiettivo di racchiudere tutte e tre le metodologie che servono ai sordi: produzione vocale, la lingua italiana dei segni (Lis) e la scrittura. È composto da uno schermo, su cui si visualizzano le parole tradotte simultaneamente da un interprete in Lis, collegato a una tastiera che trasforma il suono in vibrazioni di diverse intensità, imitando così degli esercizi logopedici.

«Dablis è un software che ho studiato per rendere i sordi più autonomi, perché noi possiamo fare tutto, tranne sentire», spiega Abbate, 22 anni, sordo fin dalla nascita. Il giovane trapanese si è appena laureato in Economia e management alla Luiss, e a fine maggio ha vinto lo speaker contest di TEDx Luiss. Tra gli speaker che hanno partecipato c’erano un manager della Barilla, un docente della Luiss e uno della New York university. C’era pure il famoso conduttore Paolo Bonolis. Il video di partecipazione di Alessandro, però, ha raccolto il maggior numero di like sulla pagina Facebook di TEDxLuiss così da permettergli di vincere la finale. «La mancanza di udito – spiega – non pregiudica la possibilità di parlare, perché il nostro apparato fonatorio è integro, dall’età di sei anni, ad esempio, io porto le protesi acustiche per abituarmi a percepire i suoni». 

Il 22 maggio, il giorno della presentazione del suo progetto, è salito sul palco insieme a un interprete Lis per far conoscere anche la sua storia personale. Alessandro è sordo dalla nascita, ed è cresciuto in una famiglia di non udenti. Grazie a loro ha potuto ricevere un’educazione diversa, è stato seguito per anni da una logopedista che lo ha aiutato nell’apprendimento: «Mia madre era sempre presente alle sedute, lei stessa era diventata la mia logopedista. La sera dopo cena continuavamo il lavoro svolto con la logopedista, con l’attenta supervisione di mia nonna udente che mi correggeva se sbagliavo la pronuncia».

Alessandro sogna di poter dar vita al suo progetto per aiutare tanti non udenti ad apprendere una lingua che richiede molto tempo e fatica, oltre che denaro. «Non tutte le famiglie possono permettersi una logopedista che segua i loro figli – continua –. I benefici del progetto non hanno solo a che vedere con il risparmio economico, si dà anche la possibilità ad un sordo di poter scegliere se imparare o meno a parlare la nostra lingua». Il giovane neolaureato parla e si esprime con la lingua dei segni ed è stato proprio il suo bilinguismo ad aiutarlo nei suoi studi alla Luiss. «In Italia la Lis non è riconosciuta – spiega – questo porta a scoraggiamento e rinunce davanti agli ostacoli e a una scarsa autonomia. Spero che venga riconosciuta al più presto, ma questo – conclude – non può bastare per la nostra autonomia». 

Valentina Conticello

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