Trenta tappe, 14 nazioni e 14.915 chilometri. Questi i numeri che hanno
scandito il viaggio del fotografo
ventisettenne Luca Giannone, partito da
Modica il 15 aprile e rientrato il
15 giugno.
Sessanta giorni, in cui i suoi occhi hanno visto cambiare il
paesaggio dalla pianura ai ghiacciai. Unica
certezza: la panda ereditata dal nonno e
messa a punto grazie ai contributi di
sponsor locali. «La prima soddisfazione è
arrivata quando ho attraversato il
Brennero – racconta a Meridionews –
Perché ho realizzato di aver varcato il
confine con una Fiat Panda con venti anni
di vita».
Il nonno di Luca
lo portava in campagna sulla Panda. E dopo la sua morte, avvenuta sette anni fa, l’auto è passata al nipote. «Ero di
ritorno da un viaggio a Berlino che mi
aveva lasciato insoddisfatto – racconta spiegando l’origine del viaggio – Ero stanco di viaggiare in modo
classico, desideravo un’esperienza nuova
che mi arricchisse sotto tanti punti di
vista. Iniziai a pensare ad un mezzo
alternativo, che non fosse costoso quanto
una bicicletta dal lungo chilometraggio. E
mi venne in mente la macchina di mio
nonno».
Trovato il veicolo, la ricerca si concentra
sui fondi per affrontare i costi del viaggio. Giannone redige un vero e proprio
progetto e lo propone alle aziende locali
che ne sposano l’intento. «Una
parafarmacia di Donnalucata, ad esempio,
mi ha fornito integratori alla curcumina
per prevenire infiammazioni. Una officina
di Modica, invece, si è occupata della
messa in sicurezza del veicolo. Mentre
un’agenzia di comunicazione mi ha dato consigli preziosi su come divulgare il
viaggio attraverso i social».
Nonostante le precauzioni, le luci della
macchina smettono di funzionare già il
primo giorno, durante il viaggio in
autostrada. «Certo, mi sono un po’
scoraggiato – prosegue Luca – Ma, risolto
il problema, tutto è andato per il
meglio». Quattro le tappe italiane, tra
cui Firenze e Lago di Garda. E poi dritto
verso l’Olanda, dopo aver attraversato
d’un fiato l’Austria. «Avevo delle tappe
da rispettare, non potevo permettermi soste
lunghe. Però riuscivo a fare un giro in
centro e a concedermi qualche foto nei
paesi prestabiliti». Tra questi anche
Norvegia, Danimarca e Finlandia. E poi, al
ritorno, Lituania, Lettonia ed Estonia.
«Viaggiavo in media cinque ore per volta. Il trasferimento più lungo è stato quello da
Utrecht a Copenaghen: ho guidato tredici
ore di fila». Ospitato da amici, amici di
amici e parenti, il giovane modicano ha
ridotto al minimo le spese dell’alloggio. «Una volta sono stato ospitato anche da
un ragazzo che avevo conosciuto sul
traghetto per le isole Lofoten, in
Norvegia. In cambio di un passaggio in
macchina, mi ripagò con un soggiorno in
un monolocale davanti ad un
paesaggio meraviglioso di montagne e
mare».
Ma il ricordo più bello è ancora nitido nel
racconto del viaggiatore, atteso dal sole
che gli perdona un ritardo. «L’emozione
maggiore l’ho vissuta a Capo Nord. In
ritardo di un giorno rispetto alla tabella di
marcia. Arrivai alle tre e mezza di notte: il sole era alto ad attendermi e si trovava a
Nord. È stato elettrizzante, la
realizzazione di un sogno».
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