Cinque candeline. Poco più di 15 giorni fa è stato il quinto anniversario della chiusura del parco dedicato a Ninni Cassarà, ma in pochi lo ricordano. Eppure dovrebbe essere difficile da dimenticare il secondo parco più grande della città, con tanto di anfiteatro, pista di pattinaggio, campi di bocce, percorsi ciclabili, ponti e persino un lago artificiale. Caratteristiche che tuttavia non sembrano essere sufficienti a dissipare le fitte nebbie che hanno inghiottito i 255mila metri quadrati di verde da quel 16 aprile del 2014, quando arrivarono i sigilli della procura per la scoperta di amianto e sfabbricidi nascosti nel sottosuolo nell’area tra corso Pisani, via Altofonte e via Ernesto Basile.
A distanza di cinque anni poco o niente si è mosso. Il parco è stato riconsegnato al Comune che per tutta risposta nel 2018 sembrava volere dare il via al recupero indicendo ben due bandi per l’assegnazione dei lavori di carotaggio: degli scavi di profondità necessari a fare dei campionamenti per verificare la presenza di materiali potenzialmente nocivi. Un’operazione che, se andata a buon fine, avrebbe potuto consentire quanto meno l’apertura parziale della struttura. Il primo bando, datato marzo 2018, era stato però ritirato «in autotutela» per la presenza di alcune lacune nella stesura dell’avviso. Un incidente di percorso che ha portato ad altri cinque mesi di immobilità, fino al tre settembre, quando è stato finalmente pubblicato ancora una volta il bando, riveduto e corretto. Stavolta a presentarsi sono stati in nove, come si legge dai documenti prodotti dall’ufficio Gare-Affidamento servizi, ma la macchina si inceppa ancora una volta il 19 settembre, a un giorno dalla scadenza del tempo per partecipare alla gara, quando gli uffici ricevono via pec due richieste di chiarimenti al Rup, il responsabile unico del procedimento, che per legge si deve occupare delle fasi di progettazione e affidamento dell’esecuzione dei lavori, da parte di altrettanti operatori economici.
Quella che sembrava essere solo una formalità si è tuttavia trasformata in un ostacolo insormontabile. Il Rup infatti non risponderà mai alle richieste di chiarimento. «Alla data odierna – si legge nel verbale redatto dall’ufficio Gare lo scorso 24 settembre – non essendo pervenuto dal Rup riscontro in merito alle richieste di chiarimenti dei suddetti operatori economici, si ritiene di non poter procedere alla verifica dei requisiti e si invia al Rup il presente verbale, con invito a trasmettere le deduzioni sul prosieguo della procedura di che trattasi». Invito che pare essere stato disatteso, fermando di fatto tutto. Ancora una volta. «Abbiamo parlato con la responsabile dell’ufficio Gare circa un mese fa – dice Antonino Randazzo, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle – ci ha comunicato che il Rup non ha mai risposto ai chiarimenti». Tutto da rifare, dunque, come conferma l’assessore all’Ambiente Giusto Catania: «Serve un nuovo bando», dice, che sarà pubblicato «dopo il bilancio». Già, perché nel frattempo si è entrati nel nuovo anno di esercizio e i circa 122 mila euro stanziati nel 2018 dovranno essere inseriti nel prossimo bilancio che dovrà essere votato dal consiglio comunale.
«Le novità sul parco – spiega Silvio Moncada, presidente della quinta circoscrizione – spero che ce le dia l’assessore Catania, che sarà da noi in circoscrizione giovedì mattina. Attendiamo da un anno e mezzo l’espletamento della gara d’appalto per i carotaggi. La giunta aveva stanziato 160 mila euro il 17 dicembre del 2017. Se il dirigente del settore non è in grado di portare avanti la gara si dia questo compito a un altro dirigente, perché è evidente che c’è qualcosa che non va». A tenere in vita la struttura, comunque, resta il Coime, che ha proprio all’interno del parco, a villa Forni, la sua sede. «Il parco – conclude Moncada – nella parte verde è un gioiello, viene tenuto a regola d’arte, ma è a godimento esclusivo di chi ci lavora, gli operai del Coime». Intanto anche il sito internet del parco non solo è andato offline, ma il dominio non è stato nemmeno rinnovato.
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