Curare il dolore con la cannabis, Sicilia resta indietro «Medici impreparati e spese a carico del paziente»

L’annuncio della possibilità di curarsi in Sicilia con la cannabis era stato dato in pompa magna già nel marzo 2014 dall’ex assessora regionale Lucia Borsellino e dal presidente Rosario Crocetta, rendendo la Sicilia l’ottava regione in Italia a permettere l’utilizzo dei cannabinoidi per scopi medici. Eppure la realtà a due anni da quell’annuncio è molto diversa. «Il provvedimento nasce sulla base delle modifiche legislative italiane in merito all’uso della cannabis –  dichiarava un entusiasta Crocetta – ma anche da più sentenze che hanno riconosciuto a diversi malati, in particolare a quelli affetti da sclerosi multipla, la copertura terapeutica con tale sostanza. Quello appena approvato è un provvedimento di particolare valore civile e sociale che mette la Regione siciliana all’avanguardia come altre regioni europee»

Nei giorni scorsi l’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa ha annunciato di volersi adeguare, ma l’offerta da parte delle aziende pubbliche rimane carente e limitata. «Abbiamo attivato l’iter per la dispensazione di terapie a base di cannabis terapeutica per la terapia del dolore, seguendo le direttive regionali», spiega la dottoressa Giuseppina Rizza, direttrice della farmacia ospedaliera dell’Asp iblea. 

Un piccolo passo avanti nell’applicazione del decreto: fino a ora erano solamente due le aziende sanitarie a essersi adeguate all’ordinamento regionale: Messina e Siracusa. «Lo scenario in Sicilia non è dei migliori, purtroppo – spiega Salvatore Martorina, fondatore di Medicannabis, unico centro specializzato nei trattamenti a base di cannabinoidi in Sicilia, con sede a Rosolini -. In primis a causa della classe medica che stenta a voler accettare l’efficacia terapeutica della cannabis e delle sue preparazioni magistrali perché attualmente risulta impreparata in materia, sconoscendo i modi di prescrizione, i dosaggi e le assunzioni. A ruota seguono le istituzioni, locali e regionali, che non incrementano le informazioni a riguardo con campagne divulgative. Ai malati di Sla, Hiv e altre patologie i farmaci già adesso potrebbero essere prescritti anche dal medico curante, saltando il passaggio delle medicine tradizionali. E il ventaglio potrebbe allargarsi ad altre patologie in cui l’uso della cannabis ha dato risultati con evidenza scientifica». Eppure questo non avviene.

Medicannabis non ha ancora superato il primo anno di attività. «Noi – traccia un primo bilancio Martorina – abbiamo subito le conseguenze di tutta questa situazione di riflesso. Inizialmente hanno messo in dubbio la legalità del nostro progetto, sostenendo che i medici in Italia non potessero prescrivere farmaci a base di cannabinoidi, pena la radiazione immediata dall’albo. Poi è seguito l’accanimento sulla regolarità della struttura scelta e della merce venduta nell’erboristeria annessa che di fatto ha rallentato il nostro lavoro». 

La scarsa preparazione dei medici e degli organi siciliani preposti al controllo avrebbe quindi reso difficile il lavoro del centro. Ma c’è anche un altro fattore che frena iniziative come questa in Sicilia. «Ci tengo a sottolineare – spiega Martorina – che la principale differenza con le altre regioni riguarda soprattutto i rimborsi del servizio sanitario regionale ai pazienti che intendano curarsi con la cannabis. In Sicilia è tutto a carico del paziente mentre in altre regioni, come la Puglia, per alcune patologie le spese sono totalmente rimborsate». Eppure il prezzo dei prodotti a base di cannabis è sceso, secondo le stime di Medicannabis, di quasi il 50 per cento nell’ultimo anno passando dai 30-40 euro al grammo agli attuali 18-20. «Consideriamo inoltre – aggiunge Martorina – che per alcune patologie il consumo di cannabis previsto è di circa 100-200 milligrammi al giorno, quindi non è vero che la terapia con la cannabis è troppo costosa».

Intanto l’azienda ha annunciato l’apertura di tre nuovi centri in Sicilia nei prossimi mesi. Il prossimo 25 luglio però si aprirà alla Camera la discussione sul disegno di legge per legalizzazione della cannabis il cui iter potrebbe concludersi entro qualche mese. Si potrebbe passare dunque dall’incertezza normativa e dal caos burocratico sulla cannabis terapeutica alla possibilità di coltivazione della pianta in pochissimo tempo.

Mario Cappello

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