Chiudere la Catania-Ragusa con ordinanze sindacali contigibili e urgenti. All’indomani del drammatico incidente in cui hanno perso la vita tre messinesi lungo la statale 194 a Francofonte, i sindaci tornano ad alzare la voce chiedendo lo sblocco immediato del progetto per il raddoppio della fondamentale arteria stradale. Lo fanno in maniera compatta e plateale: dopo un incontro ieri sera al Comune di Francofonte, stamattina alcuni di loro – Francofonte, Carlentini, Chiaramonte Gulfi, Licodia Eubea, Vizzini e Lentini – hanno raggiunto il luogo dell’incidente.
«Scriveremo ai prefetti di Ragusa, Siracusa e Catania – spiega il primo cittadino di Francofonte, Daniele Lentini, accanto al collega di Carlentini, Giuseppe Stefio – li avvertiremo che è nostra intenzione chiudere i tratti di statale ricadenti nei nostri territorio. Ci diranno loro se possiamo farlo o meno. Ma che altro posso fare? Conto i morti e le lapidi, sembra che abbia fatto un ampliamento cimiteriale…».
Il terribile impatto tra la Peugeot 208 – che viaggiava in direzione Catania con a bordo il dermatologo Mauro Dipasquale, la madre novantenne Lucia Giudice e l’amica Silvana Sciarrone, tutti messinesi – e il mezzo pesanti con animali vivi, è avvenuto in un tratto con una doppia curva nei pressi di un rifornimento di benzina. «Ma non è una casualità – continua Lentini – negli ultimi mesi è morto un ciclista e ci sono stati altri due incidenti gravissimi con intervento dell’elisoccorso. A chi dobbiamo addebitare questi nuovi morti? Io so che eravamo sul punto di cantierare e poi…».
Il sindaco torna sul burrascoso iter procedurale che accompagna la progettazione del raddoppio della Catania-Ragusa. Realizzazione dell’opera che, fino all’anno scorso, era saldamente in mano a un privato, la Sarc della famiglia Bonsignore, in virtù di una concessione da parte del ministero. Il governo gialloverde ha però voluto approfondire in particolare la bancabilità dell’imprenditore, cioè la capacità di ottenere le risorse necessarie (in totale 800 milioni di euro di cui circa la metà sarebbero dovute essere a carico di Sarc), e la sostenibilità di un pedaggio che, inizialmente, si stimava addirittura in 20 euro. Proprio su quest’ultimo punto, la collaborazione tra sindaci, Regione e privati aveva portato ad alcune soluzioni che avrebbero potuto ridurre di un terzo la spesa per gli utenti. Alla fine, però, è prevalso il no del ministero dell’Economia.
Proprio dieci giorni fa, il neo viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri ha portato a Catania il numero di Anas Massimo Simonini, allo stesso tavolo dei sindaci, per spiegare una volta per tutte che l’opera si farà ma totalmente pubblica e senza pedaggio. Impegnandosi a nominare un commissario, a farla cioè inserire tra i progetti con corsia preferenziale concessa dal decreto Sblocca Cantieri, per abbattere i tempi di realizzazione. Che, però, rimangono più lunghi di quelli garantiti dal privato. Mentre restano ancora da trovare circa 500 milioni di euro di fondi pubblici.
Nodi irrisolti che preoccupano terribilmente i sindaci. «Io la conta non la faccio sulle tariffe, ma sui morti – precusa il sindaco Lentini – Anas alla fine faccia come vuole, ma lo faccia subito, quest’opera deve essere una priorità nazionale».
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