Il Lucca Comics & Games è la più grande fiera del fumetto, del gioco, del cinema d’animazione, della musica e dell’editoria d’Italia. Il problema è che gli organizzatori stessi non lo sanno, o forse non l’hanno ancora capito. Si comincia da Trenitalia, che per i collegamenti a Lucca mette a disposizione poche carrozze, malandate, in cui stipare una frotta di persone come vacche al macello, la cui unica pecca è quella di non aver trovato un buco in cui dormire a Lucca ed aver optato per alberghi a Pisa, Firenze e paesi limitrofi. A ciò aggiungiamoci anche il fattore Cosplay, che rende il tutto più ingombrante: per la cronaca, il Cosplay è quella pratica di indossare costumi fatti da sé (ma alcuni furbastri li comprano su internet) basati sui personaggi delle serie d’animazione giapponesi, oltre a protagonisti di film e videogiochi. Una moda che sta prendendo piede anche a Catania, in vista della versione nostrana della fiera lucchese, l’Etna Comics, in allestimento per l’estate 2011. Ed una moda che crea un po’ di scompenso tra la popolazione, che di solito resta impietrita di fronte a gente che passeggia vestita da Nadia del Mistero della Pietra Azzurra, dallo Zio Marrabbbio di Kiss Me Licia, da Bender di Futurama o da Ursula della Sirenetta. Ma non a Lucca, dove tutto ciò è assolutamente normale, comprese scenette improvvisate tra le strette vie della cittadina e duelli cappa e spada tra uno Zoro di One Piece ed un Elfo del Signore degli Anelli.
Ciò che rimane ancora anormale di questa manifestazione è la fila: doppia, per chi deve acquistare il biglietto (carissimo), e per chi l’ha già preso su internet e deve rifare ogni giorno la fila per possedere un misero bracciale di carta che gli consente di girare per gli stand della fiera. Stand che, per inciso, sono piccoli, in tenda e comprendono gadget, pupazzi, borse, dvd e fumetti, disegni di artisti italiani ed internazionali, alcuni dei quali presenti in carne ed ossa a firmare autografi, oltre ad autori e scrittori che presentano i propri lavori come Alessandro Baricco, Terry Brooks, Licia Troisi e Leo Ortolani. Le pecche organizzative tuttavia sono decisamente troppe: si rischia spesso il soffocamento, gli spazi sono dispersi lungo tutto il perimetro di una cittadina di certo non estesa ma che richiede comunque una camminata faticosa, ed all’interno di questi stand penetra, infida e gelida, la pioggia.
Ecco, passiamo al capitolo maltempo: di certo la colpa non va imputata a nessuno, nemmeno alle previsioni meteo che già presagivano da settimane l’arrivo dell’apocalisse su tutto il nord e la Toscana. Il punto è che, se lo si sapeva prima, non occorreva allora organizzare il tutto in modo diverso? Per esempio, con stand concentrati in un punto solo, ampi, spaziosi, in cui i 135.000 partecipanti alla fiera possono essere ospitati senza rischiare il collasso?
Gli organizzatori stanno pretendendo nota di tutte le pecche, mentre noi poveri partecipanti e cosplayers asciughiamo gli abiti fradici, le parrucche zuppe d’acqua e facciamo la conta di quanto abbiamo speso in cianfrusaglie, libri e fumetti. Ed arrivati al resoconto finale, non resta che ammettere la pura verità: il Lucca Comics è disorganizzato, dispersivo, esasperante. Ma è anche la più grande manifestazione per ogni Otaku (appassionato di anime e manga giapponesi), la più divertente e la più folle, in cui puoi sfoggiare tutta l’insana mania per l’animazione, urlare ed applaudire all’anteprima nazionale di “Scott Pilgrim”, film in cui un nerd americano deve sconfiggere sette ex fidanzati cattivi per conquistare la sua amata, cantare a squarciagola le sigle di Lupin con l’autore Giorgio Vanni, incontrare per strada il doppiatore di Eros nella serie Pollon combinaguai, mangiare del ramen precotto, tornare poi stanco morto, bagnato dalla testa ai piedi, senza un soldo, e pensare già alla prossima edizione della fiera. Che, se ancora non l’avete capito cari organizzatori, è la più bella di tutta l’Italia.
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