Crollo Pd etneo nonostante aumento preferenze M5s premiato da chi alle Regionali non ha votato

Il cappotto elettorale è stato confezionato in appena cinque mesi. Passato il day-after nel Movimento 5 stelle c’è ancora un forte carico di entusiasmo per il risultato delle politiche nell’Isola. Non può dirsi lo stesso in casa dem. Un confronto che pone agevolmente i pentastellati davanti agli apparati acchiappa voti del centrodestra e al Partito democratico snaturato dalla cura renziana. In provincia di Catania, nemmeno la discesa in campo del campione di preferenze ex Udc Luca Sammartino, eletto alla Regione con 32mila consensi, ha tamponato più di tanto la botta venuta fuori dalle urne. Il tabellone dei punti in casa Pd segna una flessione di un punto percentuale nella somma finale dei voti in Sicilia, con un confronto tra le preferenze ottenute alle regionali e quelle della Camera dei deputati, dove vota chi ha già compiuto 18 anni. Nell’analisi della débâcle bisogna tenere in considerazione un dato su tutti: quello del sensibile incremento dell’affluenza alle urne degli elettori siciliani.

Alle regionali aveva votato il 46,75 per cento degli aventi diritto. Domenica, invece, ha espresso la propria preferenza il 64,58 per cento dei cittadini. Una forbice del 16 per cento che corrisponde a circa 336mila persone. Insieme determinante per sancire vincitori e vinti di queste politiche. Perché se qualcuno dice di avere aumentato le proprie preferenze, dall’altro lato non viene preso in considerazione il salto degli avversari. Nel collegio Catania uninominale della Camera, il Pd raccoglie quasi tremila voti in più rispetto alle regionali. Positivo? No, se rapportato al balzo di 52mila voti che porta a casa il Movimento 5 stelle nel capoluogo etneo. L’equazione diventa semplice: chi non è andato a votare alle ultime regionali il 4 marzo ha scelto il movimento fondato da Beppe Grillo. Giuseppe Berretta, parlamentare uscente ha ammesso, attraverso Facebook, la sua sconfitta: «Chiara e bruciante».

Il responso non è positivo nemmeno nel collegio di Misterbianco. Sammartino, nei 13 Comuni in cui il suo nome era stampato nella scheda gialla della Camera, non ha sfondato, mettendosi al collo una poco soddisfacente medaglia di bronzo. Nonostante la fredda addizione fornisca un incremento rispetto alle regionali. A Sant’Agata li Battiati, per esempio, è riuscito a raddoppiare i voti ma non è comunque bastato. Da considerare c’è anche la rosa dei big che non lo hanno sostenuto o lo hanno fatto in maniera fredda. L’area Cgil è rimasta a guardare con una presenza tiepida. Non particolarmente intraprendente anche l’ex assessore regionale Anthony Barbagallo. Analizzando il voto a Misterbianco, dove il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiuso la campagna elettorale, Sammartino raccoglie circa 300 voti in più rispetto a novembre. I votanti nel Comune amministrato dal sindaco Nino Di Guardo, salgono pure: 53,19 per cento alle regionali, 65,64 per cento alle politiche. Il balzo in avanti del campione di preferenze diventa quindi praticamente nullo se si passa all’analisi dei voti targati cinque stelle: saliti di quasi 11mila preferenze rispetto all’ultima chiamata alle urne. 

C’è poi chi, pur non essendo nei quadri dem, ha corso con il partito del segretario dimissionario Matteo Renzi. È il caso di Nicola D’Agostino, eletto con la sua Sicilia futura alle Regionali e domenica inserito nella scheda del Partito democratico alla Camera dei deputati. La sua roccaforte Acireale gli ha sostanzialmente confermato i voti che lui stesso ci tratteggia come «di opinione». Nonostante la bufera giudiziaria che investito l’ormai ex sindaco Roberto Barbagallo. D’Agostino, soltanto terzo nel collegio, raccoglie 4591 voti, incrementando il bottino di 4172 alle regionali. Un segno positivo che però non si rispecchia ai voti di lista, che sono duemila in meno. «Il Pd ad Acireale è stato da sempre debole ma nel complesso non posso che apprezzare il lavoro che è stato fatto», racconta a MeridioNews. Ieri pomeriggio l’ex capogruppo Mpa ha radunato la sua squadra per tirare le somme di quello che lui definisce «un risultato positivo». In particolare se rapportato al «fenomeno 5 stelle e al tracollo del Pd».

Dario De Luca

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