Articolo pubblicato il 3 Luglio. Ripubblicato nella homepage oggi su richiesta di moltissimi lettori.
Al peggio non c’è mai fine. Se Rosario Crocetta, Presidente della Regione siciliana, ha già dato ampia prova di asservimento al Governo nazionale (anche quando i prelievi statali dal Bilancio regionale si sono tradotti in lacrime e sangue per i siciliani) con l’atto firmato il 5 Giugno scorso ha dato il meglio di sé.
Parliamo di un accordo con il Ministero dell’Economia (che vi mostriamo sotto) in cui la Regione siciliana si è impegnata a ritirare “tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi in materia di finanza pubblica promossi prima del presente accordo, o comunque di rinunciare per gli anni 20014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento”.
Una decisione allucinante che va ad incidere direttamente sulle tasche dei siciliani. I contenziosi, infatti, come succede anche nelle altre regioni, riguardano nella maggior parte dei casi, imposizioni tributarie o prelievi di risorse che presentano profili di illegittimità.
Ebbene, Crocetta si è impegnato, a prescindere dal giudizio dei giudici della Corte Costituzionale (o di altri organi giudicanti), a rinunciare a quanto spetterebbe alla Sicilia e ai siciliani. Le stime parlano almeno di 4 miliardi euro. Il dubbio che l’attuale Presidente della Regione potesse arrivare a tanto c’era. Noi di LinkSicilia lo scriviamo da almeno una ventina di giorni. Adesso è arrivata la prova ufficiale.
La Regione, è bene rileggere questo passaggio dell’accordo, si è impegnata a “rinunciare per gli anni 20014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento”, si legge al punto 6 del documento che vi mostriamo sotto.
La Sicilia è in vendita, insomma. Anzi in svendita. Quel che peggio è che a pagare non sarà il Governo siciliano nella persona del Presidente o dei suoi assessori, ma i cittadini siciliani che non potranno essere rinfrancati da imposizioni ingiuste in materia di finanza pubblica.
Una cosa del genere, praticamente, non si era mai vista. E dire che, proprio stamattina, la Corte dei Conti, nella relazione che ha preceduto il giudizio di parifica del Bilancio, ha auspicato “una più leale collaborazione dello Stato”.
Un auspicio inutile, considerando che sono le stesse istituzioni siciliane ad accettare accordi che, ad occhio e croce, vanno contro i diritti e i vantaggi dei siciliani.
Il documento che vi mostriamo qui sotto è, ovviamente, anche un colpo basso all’Autonomia Siciliana (lì dove lo Statuto riconosce alla Sicilia il diritto di ricorrere contro provvedimenti ingiusti o incostituzionali), ma soprattutto ai siciliani che dovranno accettare norme eventualmente ritenute illegittime che incidono sulle loro finanze.
Un fatto alquanto inedito che porta l’ex assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ad un commento amarissimo: “E’ un traditore dei siciliani ed indegno rappresentante dell’autonomia- dice a proposito di Crocetta- Con una firmetta disinvolta ha buttato a mare contenziosi che hanno e che avrebbero dato ingenti risorse alla Sicilia, ma sopratutto svilito ogni forma di autonomia finanziaria. Neanche due anni fa – aggiune Armao- ottenni da Monti e Grilli spazi finanziari per oltre 600 milioni di euro e nonostante avessimo impugnato il bilancio dello Stato (cosa mai accaduta prima) e nessuno si è mai permesso di pretendere nulla che non fosse statutariamente corretto”.
Il sospetto è che Crocetta abbia svenduto i siciliani per ottenere in cambio l’ok sul rispetto del patto di stabilità. Magrissima consolazione.
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