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Il presidente Crocetta non può usare la scorta per far picchiare i giornalisti». A parlare è Dino Giarrusso, inviato de Le Iene, aggredito nel primo pomeriggio dalle persone che lo stavano accompagnando, durante la trasferta a Napoli, dove il presidente della Regione si trovava per partecipare a un convegno. Giarrusso racconta di aver avvicinato Crocetta, sapendo della sua presenza nella città partenopea, per rivolgergli domande inerenti a un servizio a cui sta lavorando: «Sa bene cosa gli voglio chiedere da tempo – commenta a MeridioNews -. Non mi ha risposto a Palermo, ho cercato di fare le domande a Napoli. Semplice giornalismo».
Il governatore, tuttavia, anche questa volta si sarebbe sottratto ai quesiti, allontanandosi e lasciando alla scorta il compito di placcare Giarrusso. «
Crocetta ha tutto il diritto di non rispondere alle domande, ma non può stoppare i giornalisti con la forza – continua la iena -. Sono stato buttato tre volte a terra e mi è stato rubato il microfono. Il presidente si è accorto di tutto, ma si è allontanato», conclude.
Sui temi delle domande, l’inviato della nota trasmissione televisiva mantiene il riserbo. «Posso anticipare che è una storia che va avanti da undici anni», assicura, prima di specificare di non volere passare da vittima. «In fin dei conti non mi sono fatto nulla, mi fa male un po’ il ginocchio ma niente di più. Sono cose grottesche, mi stupisco ma ci rido su», conclude.
Il presidente della Regione, dal canto suo, replica a
MeridioNews, smontando la versione di Giarrusso. «La ricostruzione fornita dall’inviato delle Iene è del tutto priva di fondamento – commenta Crocetta -. Quello che è avvenuto è che stavamo andando a pranzo, quando siamo stati aggrediti alle spalle dalla troupe della trasmissione tv. Un poliziotto è stato colpito dalla telecamera ed è finito a terra, è chiaro che si è scatenato il panico, altro che giornalisti bloccati dalla scorta». Per capire l’esatta dinamica dell’accaduto, bisognerà aspettare la puntata de Le Iene, ma Giarrusso anticipa: «Il nostro servizio farà capire chi dice la verità e chi mente»
Secondo il governatore, intanto, «nessuno fino a quel momento aveva nemmeno capito che erano giornalisti, anche perché chi mi conosce sa bene che non sono uno che si sottrae al confronto con la stampa». Crocetta va oltre: «Ricordo che la scorta non è pagata né da me, né dalla regione, ma dal ministero dell’interno. E non sono certo pagati per proteggermi da un’intervista. Gli agenti hanno soltanto fatto il proprio lavoro. Siccome il giornalista sa di avere torto – conclude – invece di chiedere scusa a me e ai poliziotti, si avventura in ricostruzioni che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti».
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