Cristian Aiello, la vita di uno degli ultimi maestri d’ascia «Arte difficile da tramandare. I giovani? Disinteressati»

«Io non lo chiamo lavoro, per me è una passione». Cristian Aiello, 40enne di Castellammare del Golfo, la coltiva sin da piccolo, da quando ha messo piede, per la prima volta, nel cantiere navale di suo padre. Aiello è uno dei pochi maestri d’ascia rimasti in Sicilia. Costruisce e restaura barche alla vecchia maniera, con l’ascia e il legno, seguendo le orme del padre che nel 1964 ha avviato l’attività al porto. «Poco più che ventenne mi sono ritrovato a portarla avanti da solo – racconta a MeridioNews -. Oggi continuo questo mestiere tramandatomi da mio padre, quando andavo al cantiere e osservavo il suo lavoro». Quando è stato assunto, Cristian aveva un obiettivo: diventare maestro d’ascia. 

Grazie alla formazione ricevuta, a soli 19 anni ha passato l’esame presso la Capitaneria di porto. «Sono stato il più giovane in Sicilia a ottenere il titolo», ricorda. L’attestato gli ha permesso di prendere le redini del cantiere, che non ha mai abbandonato. «Lavoro per i pescatori, ho anche lavorato per qualche tonnara – spiega – anche se il guadagno è minimo rispetto alla prestazione, bisogna fare molti sacrifici, per questo i giovani non si avvicinano a questa arte. Avevo aderito all’alternanza scuola lavoro – racconta – ma i ragazzi non sono motivati, alcuni non volevano venire, infatti da quest’anno ho deciso di non farla più».

Se da un lato il lavoro non manca, dall’altro i ricavi minimi permettono a malapena di pagare le imposte. «Non mi fermo mai, sono sempre all’opera – sottolinea l’uomo -. Adesso ho una barca in lavorazione, però quel che guadagno lo perdo per pagare le tasse e ogni volta mi chiedo chi me lo abbia fatto fare». Il pensiero di mollare però non è mai venuto. «No, non ci penso proprio. Piuttosto mi invento altro, all’interno del mio capannone ho inserito un negozio di souvenir, e poi ho delle barche particolari che metto a disposizione per gite turistiche o per la pesca sportiva notturna». Queste attività, che svolge soltanto nel periodo estivo, permettono ad Aiello di arrotondare lo stipendio. Anche perché in estate «le barche non hanno bisogno di manutenzione, quindi devo interrompere il lavoro con l’ascia».

Alla passione tramandatagli da suo padre si è aggiunta dunque quella per la storia e le bellezze di Castellammare del Golfo, che racconta e mostra ai turisti con orgoglio a bordo delle sue imbarcazioni. Al suo fianco, oltre alla moglie, c’è anche il fratello, pescatore come i nonni che gli hanno «insegnato i segreti del mare e le sue insidie». Un’eredità che Cristian ha fatto propria negli anni e che vorrebbe tramandare e divulgare il più possibile. «Questi lavori antichi rischiano di svanire col tempo se nessuna istituzione li valorizza come si deve», denuncia. Dal canto suo, Aiello ha organizzato diverse iniziative per far conoscere la sua arte. L’ultima, una mostra di foto all’interno del cantiere, nei mesi estivi, anche se l’ha dovuta chiudere in anticipo per via degli scomodi orari di lavoro: «In estate inizio alle sette del mattino e finisco alle due di notte, quindi non avevo molto tempo da dedicare all’esposizione», ammette il 40enne. Desideroso di dare un seguito a un’arte affascinante, ma che sembra al momento destinata a sparire.

Danilo Daquino

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