Crisi Tecnis, avviate le procedure di vendita Il presidente del cda: «Cerchiamo acquirenti»

«Abbiamo deliberato l’avvio delle procedure di vendita della società e il ritiro del piano di ristrutturazione del debito». Sono le parole dell’avvocato romano Roberto Cappelli, nuovo presidente del consiglio di amministrazione di Tecnis. Che, intervistato da MeridioNews, aggiunge: «L’ipotesi
fallimento non la consideriamo neanche. Ci sono tutti gli elementi per evitarlo». L’impresa di costruzioni etnea, che solo in Sicilia occupa 400 lavoratori e collabora con altre 900 aziende, è in crisi economica. Una situazione grave almeno quanto estreme sono le contromisure prese nel corso dell’ultimo cda.

In tribunale, lunedì 22 febbraio, non si presenterà nessuno per salvare Tecnis. In quella data l’azienda avrebbe dovuto portare ai giudici il
piano di ristrutturazione del debito: i documenti che certificassero la capacità di coprire i circa 100 milioni di euro di debiti. «Serve più tempo per trovare l’indispensabile accordo con i creditori principali, che sono banche e amministrazioni finanziarie», spiega il presidente. Per questa ragione la richiesta – come anticipato da MeridioNews – è stata ritirata e l’appuntamento in tribunale annullato. L’intenzione del cda resta «lavorare nella stessa direzione», e ripresentarsi a breve per ottenere il parere positivo dei giudici. Necessario a evitare il fallimento.

Parallelamente al piano di ristrutturazione, nell’ultima riunione, il cda di Tecnis «ha deciso di procedere
all’individuazione di acquirenti e di nuovi investitori», continua Cappelli. Una mossa radicale, destinata ad avere un peso di fronte ai creditori. E quindi pure nelle trattative in corso, mirate a trovare l’accordo economico da presentare in tribunale. «Per un’impresa delle dimensioni di Tecnis, i tempi delle trattative di vendita non possono essere brevi. Ma stiamo lavorando velocemente alla ricerca di soggetti interessati», aggiunge il presidente. Che tuttavia non si sbilancia nel fare nomi. Intanto però, a soffrire di più della crisi che sta attraversando l’azienda sono i lavoratori della Tecnis e dei consorzi a essa legati.

Gli operai dei cantieri catanesi della
metropolitana e dell’ospedale San Marco, dallo scorso lunedì, sono in sciopero a tempo indeterminato. Domani protesteranno davanti alla prefettura per chiedere l’interessamento delle istituzioni. Lamentano il mancato pagamento di tre mesi di stipendio, più i contributi della cassa edile. «Hanno ragione – risponde Cappelli, rammaricato – Ma in questo momento non ci è possibile procedere con i pagamenti». È per questo che i sindacati chiedono alle aziende che hanno appaltato i lavori a Tecnis di pagare direttamente gli operai impiegati nei cantieri.

«Ci batteremo perché sia garantito il completamento dei lavori in corso e i livelli occupazionali», dice il rappresentante della Cgil
Giovanni Pistorìo. Se i tempi di consegna dei cantieri non fossero rispettati, come nel caso del tratto Borgo-Nesima della metropolitana catanese, potrebbero saltare i finanziamenti europei necessari al completamento del circuito ferroviario sotterraneo. «Il rischio che la città resti sventrata e il progetto paralizzato è concreto», aggiunge il sindacalista. A mancare non sarebbero solo gli stipendi ma anche il materiale di costruzione, a causa dei ritardi nei pagamenti dei fornitori. Una situazione che potrebbe sbloccarsi solo con novità provenienti dall’assetto dirigenziale o dal tribunale.

La crisi economica della Tecnis si è aggravata dopo l’arresto dei vertici aziendali,
Concetto Bosco Lo Giudice e Mimmo Costanzo, nell’inchiesta Dama Nera. Originata dalle indagini della guardia di finanza di Roma su un presunto sistema di mazzette che coinvolgeva dipendenti pubblici, aziende e politici. Scossone al quale è seguita la revoca della certificazione antimafia, che impedisce all’impresa di partecipare a nuove gare d’appalto e di avere assegnati i lavori già appaltati. Per risolvere la crisi, mesi fa la prefettura aveva nominato l’ex sottosegretario all’Interno Saverio Ruperto commissario dell’azienda. Che ora è stata messa in vendita.

Marco Di Mauro

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