Esce di prigione oppure no? Una domanda che da ieri viene affiancata al nome di Nitto Santapaola. Il sanguinario boss di Cosa nostra detenuto ininterrottamente dal 1993. A sollevare la questione il passaggio di un articolo pubblicato sul sito dell’Espresso in cui si ricostruisce una sorta di monitoraggio, avviato il 21 marzo, da parte del dipartimento dell’amministrazione giudiziaria. Obiettivo quello di prepararsi alla gestione dell’emergenza coronavirus censendo tutti i detenuti over 70 con varie patologie. Una indicazione generica che comprende anche coloro che sono sottoposti al 41bis, come Santapaola, e i detenuti in regime di alta sicurezza.
Qualcuno il carcere è riuscito pure a lasciarlo. Proprio il settimanale cita il caso di Francesco Bonura, 78 anni e una carriera mafiosa di un certo peso tanto da essere imputato nel primo maxi-processo a Cosa nostra. Al boss però restavano da scontare appena 9 mesi di una condanna lunga 18 anni. Il caso in questione inoltre non avrebbe nessun collegamento con la questione Covid19, come ha precisato lo stesso tribunale di sorveglianza di Milano in una nota in cui si specifica l’applicazione della «normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per i reati gravissimi, a tutela dei diritti costituzionali alla salute e all’umanità della pena». E Santapaola? Attorno al boss c’è un quadro abbastanza confuso. Sulla carta, le possibilità sarebbero tre: che la richiesta venga presentata dallo stesso detenuto, che a farlo siano gli avvocati o che sia il carcere a sottoporre ai magistrati l’eventuale incompatibilità con il regime detentivo.
Stando alle informazioni di MeridioNews, una cosa è certa: Nitto Santapaola in persona non ha presentato nessuna istanza di scarcerazione. Il carcere di Milano Opera, in cui si trova detenuto, ne avrebbe avanzata una anni fa, dopo un’operazione, ma rigettata dai magistrati. La situazione, però, si fa più ingarbugliata se si guarda alla possibilità degli avvocati. Secondo quanto scritto ieri da LiveSicilia, per Santapaola si sarebbe mosso l’avvocato Lorenzo Gatto, del foro di Reggio Calabria, che avrebbe presentato l’istanza per il boss, confermandola al quotidiano, salvo poi essere rigettata – anch’essa – dal tribunale di sorveglianza di Milano.
Oggi il legale, contattato telefonicamente da MeridioNews, fornisce però una versione diversa. «Non ho presentato assolutamente niente – sostiene – Sono venuto a conoscenza di questa cosa perché me l’ha segnalata la figlia di Santapaola. Non c’è nessuna scarcerazione imminente, si è creato un macello senza motivo». Esclusa, su questo nessun dubbio, la possibilità che a presentare la richiesta possano essere stati gli altri avvocati che negli anni si sono occupati del boss, tutti contattati da MeridioNews: Carmelo Calì, Pino Napoli e Francesco Strano Tagliareni. Santapaola, 82 anni, è da una vita diabetico e con seri problemi di vista. Per lui, almeno per il momento, nessuno ritorno a casa. Ma i tempi della pandemia forse non chiuderanno qui la vicenda.
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