Antimafia: Borrometi, Fava e l’articolo della discordia La ricerca dell’appello contro lo scioglimento di Scicli

Si doveva parlare di spazzatura. Ma gli strascichi dell’audizione dello scorso 26 febbraio sul ciclo dei rifiuti in commissione antimafia regionale si concentrano invece su tecnologia e verità. Tutto comincia quando viene pubblicata la relazione finale dei lavori, all’interno della quale è riportata anche l’audizione del giornalista Paolo Borrometi, originario del Ragusano, oggi vicedirettore dell’agenzia di stampa Agi, sotto scorta dal 2014. Sul sito locale che dirige, La Spia, Borrometi nel 2015 si è occupato a lungo delle vicende che hanno portato allo scioglimento del Comune di Scicli e in cui i rifiuti hanno giocato un ruolo fondamentale. Ed è proprio per i suoi approfondimenti sull’argomento che viene sentito. 

Per questo, dopo la pubblicazione della relazione, a fare discutere sono stati i suoi tanti «non ricordo». Sopratutto su un articolo in particolare: L’appello contro lo scioglimento del Comune di Scicli. «A me pare sia stato pubblicato, ora sono passati anni…», spiega il giornalista. «Non abbiamo trovato nulla, nonostante una ricerca abbastanza meticolosa», precisa il presidente della commissione Claudio Fava. Eppure non appena il documento – comprensivo degli inciampi di memoria – è stato reso pubblico, il link dell’articolo ha cominciato a circolare. A provare a chiarire come mai i deputati non siano riusciti a trovare un contenuto così semplice da reperire online è arrivato un articolo di Generazione Zero che pone delle domande di natura tecnica. A cui è seguito un acceso botta e risposta social tra i protagonisti. Ma prima è necessario fare un passo indietro.

L’invito di Borrometi alla ricerca dell’articolo
Lo scorso 20 aprile, il giornalista pubblica sulla sua pagina Facebook un lungo post dal titolo «zucchero e miele per i mafiosi» e invita tutti a cercare su internet l’articolo che la commissione non aveva trovato. «Mi si accusa di “non aver pubblicato l’appello pro Scicli contro lo scioglimento”. Falso, falsissimo […] – continua – Ma cosa vuol dire per il presidente Fava “ricerca abbastanza meticolosa”? Provate a mettere su Google “appello contro lo scioglimento di Scicli”, vedrete che vi apparirà la pubblicazione del 15 marzo 2015, da me – ribadisco – pubblicato». Un’operazione semplice, che ha presto sollevato una domanda: come ha fatto la commissione a non trovarlo?

Le domande tecniche
Così la testata ragusana Generazione Zero ha svolto qualche ricerca. «In primo luogo, abbiamo controllato il codice sorgente della pagina web contenente l’articolo stesso – si legge – Vi erano riportate due date. Ci siamo così chiesti: per quale motivo un giornalista che pubblica un articolo nel 2015 sente il bisogno di modificarlo il 2 marzo 2020, cinque giorni dopo l’audizione in commissione antimafia?». Dalle ulteriori ricerche tecnologiche fatte dai giornalisti ragusani emergerebbe la possibilità che proprio quel contenuto «che cercavamo non era stato registrato dai database». C’è poi l’anomalia sul codice id progressivo, cioè i numeri in ordine crescente che nei gestionali dei siti vengono assegnati alle bozze nella memoria cronologica dei server. In questo caso, «il codice id dell’articolo in questione è 50177. Abbiamo verificato – scrive Generazione Zero – che gli articoli a ridosso del 26-27 febbraio 2020 hanno un id molto simile». Mentre quelli datati 2015 riportano un codice con un numero parecchio inferiore.

La reazione di Claudio Fava
Il presidente della commissione antimafia regionale non aveva preso già bene l’invito di Borrometi a controllare meglio online. «Noi quell’articolo glielo abbiamo chiesto per un mese. Dopo la pubblicazione della relazione, ci ha attaccati non solo per la presunta incapacità ma anche per la mancanza di volontà nel trovare quel contenuto. Se ce lo aveva, perché non ce lo ha fornito? Quando è arrivato per essere audito ci è sembrato infastidito e aveva con sé una carpetta con tutti i suoi articoli». Dell’articolo della discordia, però, non c’era traccia. «Alla luce di quanto emerso adesso – conclude Fava riferendosi all’analisi di Generazione Zero – vedremo chi dice il falso. Pare che l’unica maldestra manipolazione l’avrebbe fatta lui retrodatando a cinque anni fa un articolo che, in realtà, non aveva mai pubblicato».

La risposta di Paolo Borrometi
La redazione di MeridioNews ha provato a contattare telefonicamente Paolo Borrometi per chiedere la sua versione dei fatti. Non avendo ricevuto risposta, prendiamo in prestito le parole di un suo post pubblicato in serata. «Io non mi sono mai sognato di manomettere alcunché, ma ho solo richiamato, nella mia nota di chiarimento in risposta a quello che si diceva nella relazione dell’antimafia regionale sui rifiuti, il mio precedente articolo». È in quello stesso contenuto che Borrometi annuncia l’intenzione di procedere per vie legali «contro chi sta alimentando calunniose insinuazioni e sospetti nei miei confronti».

Oltre agli avvocati, anche l’Ordine dei giornalisti?
Anche Fava, intanto, ha già chiesto alla commissione un mandato per procedere per vie giudiziarie «a tutela dell’onorabilità dell’istituzione, accusata dagli articoli di Borrometi di aver propalato “falsità”». Ma oltre al suo ruolo di deputato, Fava è anche un giornalista di lungo corso. Da oggi, però, ha deciso di autosospendersi fino a quando l’Ordine dei giornalisti non aprirà un procedimento per fare chiarezza su questa vicenda. «Non voglio stare nello stesso ordine professionale di Borrometi – aggiunge – perché, in realtà, non facciamo lo stesso mestiere che, per essere ritenuto davvero tale, ha bisogno di umiltà, sobrietà e senso della verità».

Marta Silvestre

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