Continua la sperimentazione col plasma iperimmune «Certificati di guarigione? Rallentano le donazioni»

«Una speranza potrebbe essere la terapia con il plasma». Non è ancora stato dimostrato scientificamente che il plasma iperimmune sia efficace come terapia per il nuovo coronavirus. Ma – è il caso di dirlo – tentare non nuoce. Da questa mattina, dopo il caso di un avvocato del tribunale di Catania positivo al Covid-19 e finito intubato all’ospedale Garibaldi centro di Catania, rimbalza sui social l’appello ad andare a donare il plasma al laboratorio di analisi del nosocomio. «Solo oggi abbiamo ricevuto chiamate da almeno cinquecento persone intenzionate a venire a donare», racconta a MeridioNews Nuccio Sciacca, il direttore del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale.

Per donare il plasma è necessario innanzitutto avere già contratto l’infezione del Covid-19 ed essere guariti. «Possono farlo tutte le persone di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 65 anni – spiega Sciacca – Per le donne il discorso è diverso perché è possibile solo per le nullipare». Un termine tecnico che indica le donne che non hanno mai avuto gravidanze, nemmeno interrotte. «Questo perché – puntualizza il direttore – con la gravidanza si formano degli anticorpi che rimangono poi nel corpo della donna per tutta la vita». Al momento della trasfusione, questi anticorpi potrebbero avere degli effetti collaterali

Allo stato attuale, di questa terapia – al pari di altre – non è ancora stato possibile dimostrare la validità scientifica. «Per farlo – spiega Sciacca – c’è bisogno di un numero di casi risolti che non abbiamo ancora raggiunto». La sperimentazione, però, va avanti. Dopo il prelievo, il campione di plasma deve essere analizzato per verificare se possiede gli anticorpi neutralizzanti, cioè quelle immunoglobuline capaci di legarsi al virus e neutralizzarlo. «Si tratta di un esame molto particolare che in Sicilia nessun laboratorio è in grado di fare – illustra – Noi inviamo le provette a Pavia, che è il centro capofila in Italia, e da loro attendiamo poi i risultati delle analisi». 

La percentuale di plasma che contiene gli anticorpi neutralizzanti rispetto a quello analizzato, finora, non è molto alta: non supera il 30 per cento. «Per questo è bene che le persone continuino a donare», sottolinea Sciacca che nel suo laboratorio ha cominciato la raccolta del plasma già ad agosto. Ed è anche per questo che, oltre all’appello ad andare a donare, si fa ancora più urgente la questione dei ritardi della certificazione del termine dell’isolamento domiciliare che segue la comunicazione dell’esito negativo del tampone di controllo. Senza quel documento, i guariti non possono ancora uscire di casa. «Ci sono persone guarite dal coronavirus che sarebbero pronte a donare – si legge nella parte dell’appello rivolta anche all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza – ma che non possono uscire di casa perché manca la certificazione dell’ultimo tampone o una dichiarazione dell’Asp».

Marta Silvestre

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