Covid-19, Musumeci chiede di cinturare lo Stretto «Ci sono migliaia di mezzi in arrivo con i traghetti»

«Quello che avviene in queste ore al porto di Villa San Giovanni è grave». Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci torna all’attacco e punta il dito contro la carenza di adeguati controlli sullo Stretto di Messina. Proprio ieri il decreto ad hoc della ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha ridotto drasticamente i collegamenti da e per l’isola, lasciando la possibilità di traghettare soltanto a chi ha necessità di spostarsi da una sponda all’altra per lavoro. «Soltanto una pattuglia della polizia per i controlli ai pullman e alle automobili in attesa di imbarcarsi sui traghetti per la Sicilia», dichiara il governatore. 

Musumeci, da giorni, ribadisce la necessità che cessino i ritorni in Sicilia da parte di studenti e lavoratori dalle altre regioni. Anche con l’utilizzo dell’esercito. Un’esigenza che ieri è stata rafforzata dal decreto ministeriale e ancora prima dall’imposizione della quarantena obbligatoria per l’pandemia di Covid-19 anche per i familiari di chi torna, nel caso in casa non ci siano servizi igienici dedicati. «Non ci si è resi conto della gravità della situazione – va avanti Musumeci -. Allo Stretto sono rimaste solo le poche guardie del Corpo forestale regionale a eseguire i controlli, di fronte a migliaia di mezzi in arrivo con persone di cui non conosciamo lo stato di salute. Al ministro dell’Interno, di cui ho apprezzato la disponibilità in questi giorni per altri problemi, faccio appello affinché disponga quanti più uomini in divisa per creare una cintura che lasci entrare sull’Isola solo chi ne ha diritto».

Stando a quanto risulta a MeridioNews, nella giornata odierna ci sono stati casi di rientri in Sicilia tramite il traghetto. In un caso un lavoratore, che lavorava in un cantiere al Nord adesso chiuso, è riuscito a rincasare in un paese dell’entroterra siciliano.

Simone Olivelli

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