Un po’ come quando si è in fila al supermercato, per di più in una cassa che dovrebbe essere veloce, e invece la fila accanto scorre sempre più in fretta della propria. Rischiava di essere così – e non è ancora chiaro se lo è – l’attesa dei soggetti fragili per il vaccino. Nonostante il nuovo piano vaccinale nazionale che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto fare ordine tra le priorità da seguire e frenare la spinta autonoma di regioni, come la Sicilia, che iniziavano a scegliere in maniera discrezionale le categorie prioritarie da vaccinare. Un problema, in ogni caso, superato dal calo delle vaccinazioni dovuto ai casi di morti sospette sotto indagine e al ritiro del lotto di vaccinoAstraZeneca. «Nelle ultime 24 ore, quasi settemila cittadini hanno cancellato la prenotazione», ammette l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. A fronte comunque di 117mila richieste rimanenti.
La vera novità del nuovo piano, in realtà, sembra essere solo il freno alla scelta delle categorie prioritarie. Non più a discrezione delle regioni ma fissate in: personale docente e non – sia scolastico che universitario -; forze armate, di polizia e di soccorso pubblico; servizi penitenziari e altre comunità residenziali. Che ne sarà quindi di magistrati, avvocati e giornalisti, le categorie a cui la vaccinazione era stata promessa in Sicilia? Per il settore giustizia sembra non cambiare niente: cominciate ieri le inoculazioni, le pec di convocazione continuano ad arrivare anche oggi e sembra poter essere letta così la dichiarazione sia di Razza che del presidente Musumeci secondo i quali sarebbe stato poco serio interrompere procedure avviate. Non solo come inoculazioni, ma anche come appuntamenti fissati dunque. Meno certa sembra, invece, la corsia preferenziale per i giornalisti e altre categorie non ricomprese nel nuovo piano e per cui la Regione non si era ancora mossa.
Per il resto, il piano introduce poche altre novità. Come la possibilità di inoculare le dosi anche sul posto di lavoro e quella di usare vaccini diversi dal Pfizer – al momento AstraZeneca, in un futuro prossimo anche Johnson & Johnson – anche per il personale sanitario e sociosanitario ancora non vaccinato. Il documento, inoltre, prende atto della divisione di fatto dell’ex fase 2 che vedeva insieme soggetti fragili e settantenni, entrambe categorie da vaccinare con Pfizer. Da quando l’8 marzo il governo aveva deciso di usare per gli under 80 AstraZeneca, la fase 2 si era divisa di fatto: con i settantenni che hanno già cominciato in questi giorni e i soggetti vulnerabili ancora fermi al palo. Adesso, superata la logica delle fasi – che si erano già sovrapposte – si parla di categorie.
Con le persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave in categoria 1, da vaccinare sempre e solo con Pfizer, anche in parallelo con la fine della campagna per gli ottantenni. Sempre e solo se ci saranno le dosi per tutti, altrimenti toccherà aspettare come prima. Le categorie 2 e 3 seguono, invece, criteri di età: i settantenni nella prima, i sessantenni nella seconda. Nella categoria 4 sono invece ricompresi i soggetti con meno di 60 e con patologie giudicate meno gravi o in condizioni meno preoccupanti rispetto alla categoria 1. Chiuderà la categoria 5 che comprendere tutta la cittadinanza che non rientra nei gruppi precedenti: sostanzialmente under 60, sani e non appartenenti a categorie prioritarie.
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